Ascoli, il Consind vuole riprendersi i capannoni abbandonati. Un risarcimento per i fondi Casmez alle aziende che se ne sono andate

Il Consind vuole riprendersi i capannoni abbandonati. Un risarcimento per i fondi Casmez alle aziende che se ne sono andate
Il Consind vuole riprendersi i capannoni abbandonati. Un risarcimento per i fondi Casmez alle aziende che se ne sono andate
di Luca Marcolini
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 21 Settembre 2022, 02:50

ASCOLI - Recuperare dopo anni, indirettamente, i contributi pubblici ottenuti (già dall’ex Cassa del mezzogiorno) da quelle aziende che poi se ne sono andate scegliendo altre sedi e salutando definitivamente Ascoli: questo l’obiettivo che Piceno Consind prova a perseguire attraverso una nuova strategia che prevede, grazie alla legge 488 del 1998, il riacquisto a mo’ di esproprio – sulla base di una stima del loro valore - dei capannoni che sono ormai inutilizzati da tempo ma ancora di proprietà di quelle industrie che, nel frattempo, hanno deciso di dire addio al territorio ascolano. 

 

Un riacquisto che prevede, in base alla legge in questione, anche lo scomputo dal prezzo dei corposi finanziamenti pubblici ottenuti dalle aziende poi fuggite via. Una sorta di “risarcimento”, molti anni dopo, per un’area industriale che nel corso del tempo è andata gradualmente perdendo attività importanti e relativi posti di lavoro. In questa direzione il consorzio per l’industrializzazione da mesi sta studiando come muoversi e adesso, sempre con il supporto di un legale appositamente incaricato, si prepara a partire con la prima pratica-pilota, ovvero quella per il recupero dello stabilimento di B&B Italia, aziende operante nel settore dei mobili che diversi anni fa ha deciso di delocalizzare. 

Ricorrendo alla procedura che viene consentita dalla normativa in materia, così come altri consorzi industriali hanno già fatto o stanno facendo in altre regioni, adesso Piceno Consind intende fare sul serio sul fronte del recupero di quei capannoni - di proprietà di aziende che hanno deciso di abbandonare il territorio ascolano – che sono ormai da diverso tempo inutilizzati.

In tale direzione, gli uffici del consorzio per l’industrializzazione, con l’assistenza dell’avvocato appositamente incaricato, stanno lavorando proprio alla prima pratica-pilota, che potrebbe servire anche da apripista, per andare ad acquistare, nel caso specifico, l’importante stabilimento di proprietà della B&B Italia ormai vuoto da anni, considerando che l’azienda aveva deciso di spostarsi altrove intorno al 2009. 


La procedura


La procedura prevede che si proceda innanzitutto facendo effettuare una stima del valore del capannone per poi portare avanti l’acquisizione con le stesse modalità di un esproprio, per il suo mancato utilizzo e la necessità contestuale di Piceno Consind di reperire nuovi spazi per potenziali investitori. Ma non è tutto. Nella fase di acquisizione, pur mettendo in preventivo eventuali ricorsi da parte della società proprietaria, si potrà procedere andando a scalare dal prezzo (definito attraverso la stima) anche tutti i contributi pubblici ottenuti, tra cui quelli ex Casmez, dal momento di insediamento nella zona industriale. Quindi, facendo pesare sull’azienda la decisione di abbandonare un territorio grazie al quale aveva potuto ottenere benefici economico. Tutto si impernia, sulla legge 488 del 1998, e proprio Piceno Consind aveva già approvato circa un anno fa la delibera quadro che dava modo di esplorare questa possibilità. Chiaramente, una volta partita la prima procedura, analogamente si potrà procedere anche per il recupero di altri capannoni. E, sempre stando alla legge, stesso discorso potrebbe essere adottato per aziende che nel frattempo sono fallite, sempre con l’obiettivo di recuperare capannoni abbandonati.

Nell’ottica di muovere la leva delle legge 488 per recuperare capannoni o aree in zona industriale inutilizzate o abbandonate, per ampliare le possibilità di interessamento da parte di potenziali investitori, il Consind aveva avviato, su input del presidente Domenico Procaccini, un censimento da cui era emersa la presenza di 99 capannoni o aree inutilizzati, tra cui 49 capannoni destinati ad attività produttive, 22 a destinazione commerciale, 18 per attività nel settore servizi, 5 per servizi produttivi o di autoporto (aree per veicoli da trasporto e logistica), 2 per servizi comprensoriali, 2 per attività sportive con verde attrezzato e 1 per impianti tecnologici. Ed è su alcuni di questi beni che il Consind vuole intervenire per riacquistarli e poi cederli a imprenditori interessati. Scomputando dal prezzo di acquisto, il valore dei contributi pubblici incassati dall’azienda.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA