Ascoli, cinquantenne condannato
a tre anni e mezzo per bancarotta

Ieri il processo in tribunale per l'uomo accusato di bancarotta
Ieri il processo in tribunale per l'uomo accusato di bancarotta
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Mercoledì 27 Aprile 2016, 19:00
ASCOLI - Il reato per il quale è stato chiamato a rispondere era di bancarotta fraudolenta, patrimoniale e documentale aggravata. Ieri mattina, davanti al collegio giudicante del tribunale di Ascoli, presidente Emilio Pocci, F. R., un calabrese di 48 anni, assistito dall'avvocato Ivo Iachini, è stato condannato a tre anni e mezzo mentre è stato assolto per aver preso in leasinng un furgoncino per il quale non ha mai pagato le rate del finanziamento. Il pubblico ministero Lorenzo Destro, al termine della sua arringa, aveva chiesto la condanna a tre anni.

I fatti commessi si registrarono ad Ascoli nell’aprile di sei anni fa a seguito della dichiarazione di fallimento della sua ditta con sentenza emessa dal tribunale l’ 8 aprile 2010. 

Per i giudici di Ascoli che lo hanno condannato F. R., legale rappresentante di una Srl, dal 29 dicembre 2012, distrasse beni e somme di danaro. Beni, risultanti dalle scritture contabili e dai registri, documenti che non furono mai rinvenuti in sede d’inventario, che, secondo la stima fatta dai liquidatori, ammontava ad oltre 40 mila euro. 

Nell'elenco figuravano una gru idraulica, un furgoncino Fiat Marengo, una macchina per il caffè, oltre a componenti d’arredamento ed arredi vari. Nel corso delle indagini venne anche appurato che il legale rappresentante della Srl aveva venduto alla propria moglie due unità immobiliari per un importo complessivo di 240 mila euro.
Così come non vennero rinvenuti altri beni immobiliari quali un veicolo industriale Iveco, immatricolato nel 1994, completo di una gru idraulica e con cassone ribaltabile, bene quest'ultimo acquistato per 63 mila euro, uno snodo a due fili idraulici per una gru, completo di ogni accessorio, del valore di 16 mila euro, infine, un altro automezzo Iveco il cui valore iniziale è stato calcolato in 31 mila euro. 

Venne pure scoperto che l'amministratore, sempre secondo l’accusa,aveva tenuto una contabilità che non consentiva la ricostruzione dell'intero patrimonio.
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