Ad Arquata bandiere a mezz’asta e silenzio: la tragedia del sisma è una ferita aperta

Ad Arquata bandiere a mezz asta e silenzio: la tragedia del sisma è una ferita aperta
Ad Arquata bandiere a mezz’asta e silenzio: la tragedia del sisma è una ferita aperta
di Luigi Miozzi
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Mercoledì 24 Agosto 2022, 01:45

ARQUATA - Quella del 24 agosto non sarà mai una giornata come tutte le altre. Alle 3,36 di quella notte del 2016 le vite di molti cambiarono per sempre. A distanza di sei anni dal terremoto ad Arquata, luogo divenuto tristemente simbolo di quella tragedia e che ha pagato il prezzo più alto in termini di morti (più di 50), l’amministrazione comunale ha indetto una giornata di lutto cittadino per onorare la memoria di chi non c’è più e per mantenere vivo il ricordo di quanto accaduto. 

 
Le bandiere


Al municipio e negli uffici pubblici saranno esposte bandiere a mezz’asta; annullate le attività ludiche e ricreative in programma nel territorio.

Alle 2,30 a Pescara del Tronto, in quello che fino a quella notte era il giardinetto dove giovani e meno giovani erano soliti incontrarsi e che ora è diventato il parco della memoria si è tenuta la veglia di preghiera e allo scoccare delle 3,36 è avvenuta l’emozionante commemorazione dei defunti con il nome di coloro che hanno perso la vita sotto le macerie sottolineato dal rintocco di una campana. Difficile dimenticare ad Arquata e nelle sue frazioni, come ad esempio a Pescara del Tronto, Piedilama, Petrare, Borgo, quello che il Mostro ha provocato quella notte e poi quando è tornato con tutta la forza il 30 ottobre e il 17 gennaio dell’anno successivo. Le famiglie che hanno deciso di non lasciare la propria terra, vivono nelle casette; i borghi che soprattutto nel periodo estivo si animavano, non esistono più e dopo essere stati ridotti ad un cumulo di macerie attendono ancora di essere ricostruiti. 


La ricostruzione


Una ricostruzione che solo nell’ultimo anno è finalmente partita e che ora si spera possa procedere spedita e senza ulteriori intoppi. «Sono passati sei anni, ma il ricordo è ancora triste - commenta Michele Franchi, il sindaco di Arquata -. Ma questa, deve anche essere una giornata di speranza affinchè induca tutti, a cominciare dagli amministratori locali e soprattutto quelli regionali e nazionali, a fare sempre di più e ad impegnarsi per la ricostruzione dei nostri territori. Lo dobbiamo a chi non c’è più. Ai tanti parenti e amici che hanno perso la vita quella notte e anche dopo: dobbiamo ridare la speranza alle persone di ritornare a vivere nelle loro case». Ma le ferite lasciate da quelle terribili scosse fanno ancora male. 


Le persone care


«Riparlarne fa male perchè mancano persone care - dice Franchi -. C’è voluto un po’ di tempo per rimettere a posto tutte le idee ma al tempo stesso tutto questo ci dà la forza per andare avanti per fare in modo che cose di questo genere non accadano mai più». E non dimentica Aleandro Petrucci, il sindaco che sei anni fa si rese immediatamente conto della tragedia che stava vivendo e che nei mesi e negli anni successivi si è battuto con tutte le sue forze per la ricostruzione. 


Il testimone


«Ho raccolto un testimone importante e ne sono fiero - sottolinea Franchi - e questo mi dà la forza per affrontare l’impresa ardua che ci aspetta». Il primo cittadino di Arquata, questa mattina sarà ad Amatrice insieme con tutti gli altri sindaci dei comuni del cratere, i rappresentanti del governo e quelli delle Regioni per la messa che si terrà al campo sportivo poi nel pomeriggio presenzierà alla celebrazione religiosa che sarà officiata dal vescovo di Ascoli, monsignor Gianpiero Palmieri e che si terrà presso la chiesa del villaggio Sae di Pescara del Tronto lungo la Salaria alla quale è annunciata la partecipazione del commissario alla ricostruzione Giovanni Legnini e del capo della protezione civile nazionale Fabrizio Curcio. 

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