ARQUATA - La vita sociale di Arquata del Tronto riparte in nome di Giulio Regeni, il giovane ricercatore italiano torturato e ucciso in Egitto nel 2016. La suggestiva location dell’entroterra ascolano, così duramente colpita dal sisma avvenuto cinque anni fa, nei suoi propositi di rinascita ha voluto creare uno spazio volto per la socializzazione. La struttura, costruita in legno e vetro e della dimensione di circa 100 metri quadrati, è stata realizzata nella frazione di Trisungo con modalità antisismiche e comprende una sala polivalente, una parte a disposizione dei laboratori, una piccola cucina e i servizi igienici.
L’edificio, che è stato concepito come struttura temporanea è un fiore all’occhiello per Arquata. Si tratta di un progetto destinato ad essere il centro di aggregazione socio-culturale di Arquata, il cui disegno architettonico è firmato dallo studio Baukuh di Milano con l’apporto dell’ingegnere Vassilis Mpampatsikos per quel che concerne la parte strutturale e dell’ingegnere Emiliano Bronzino, autore del progetto impiantistico, meccanico ed elettrico.
Un risultato ottenuto grazie alla direzione dei lavori affidata all’architetto Gianluca Fontana e alla parte strutturale seguita dall’ingegner Rocco Maffei; un lavoro terminato che vuol essere il segnale per una evidente e necessaria volontà di affidare aree pubbliche alla collettività e di poter superare in questo modo le difficoltà che spesso finiscono con l’impedire il ritorno alla normalità.
Ecco dunque la voglia di dedicarlo a Giulio Regeni.