Villa Beer, che triste declino: al parco di Ancona solo drogati e cinghiali

Villa Beer, che triste declino: al parco di Ancona solo drogati e cinghiali
Villa Beer, che triste declino: al parco di Ancona solo drogati e cinghiali
di Michele Rocchetti
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 19 Aprile 2023, 02:40 - Ultimo aggiornamento: 12:55

ANCONA - Da centro educativo e culturale a terra di conquista per drogati e cinghiali. È la triste parabola di Villa Beer e del suo parco, che dal 2017 attendono una riqualificazione che tarda ad arrivare. Sede dell’Istao tra il 1972 e il 1998, poi luogo di studio per gli alunni delle Savio durante i lavori di ristrutturazione della loro scuola e infine centro ricreativo e biblioteca, la villa fu chiusa sei anni fa in seguito ai danni riportati durante il terremoto e mai più riaperta, mentre il parco è rimasto fruibile dalla cittadinanza. Il mancato ottenimento dei fondi Pnrr previsti dal Ministero dei Beni culturali per il recupero dei parchi (il Comune di Ancona aveva partecipato con un pacchetto di proposte dal valore complessivo di 5,6 milioni di euro che includeva anche il parco del Cardeto e quello del Pincio) ha condannato quest’area a restare nel degrado chissà per quanto altro tempo. 

 
L’incuria


La villa, restaurata nel 2007 grazie alla fondazione Cariverona che aveva stanziato una cifra attorno al milione di euro, presenta ora nella parte intonacata una profonda fenditura longitudinale che la rende inagibile.

Per questo il Comune aveva provveduto a recintare l’intera area con una rete arancione che però è quasi completamente caduta. Tanto che tempo fa qualcuno aveva anche tentato di intrufolarsi nello stabile, armato di spranghe, infrangendo il vetro di una porta posteriore, ma senza riuscire a portare via nulla. Per fortuna episodi del genere non si sono ripetuti, ma questo non significa che il parco sia diventato un luogo sicuro. 


I pericoli 


A febbraio un giovane papà che vi si era recato insieme al figlio per mostrargli le piante del sottobosco si è improvvisamente trovato faccia a faccia con una famiglia di cinghiali. E non era nemmeno la prima volta che accadeva. L’area è inoltre spesso meta di tossicodipendenti che approfittano dei tanti angoli nascosti. Prova ne sono le siringhe disseminate in mezzo alla boscaglia in prossimità della recinzione che separa il parco dalle zone verdi che si affacciano sull’asse nord-sud. Seguendo la rete sono visibili altri rifiuti, tra cui i resti di una struttura metallica, alcune bottiglie di liquore e la sella di un motorino. 
Proseguendo fino in fondo ci si trova poi ad un tratto di fronte ad uno squarcio nella recinzione dal quale è possibile scendere fin sotto l’asse. Questa è la zona sicuramente più degradata, ma tutto il parco restituisce un senso di incuria. Il verde, specie lungo la scarpata, appare abbandonato a se stesso, pieno di erbacce, alberi caduti e rami spezzati. Ci sono scritte dappertutto. Sui muri perimetrali, che per altro in vari punti presentano preoccupanti crepe, sui cestini, sulle fontanelle, sui giochi dei bambini e anche sulla vecchia bacheca della circoscrizione, tristemente piena di fogli sbiaditi dal tempo. Nell’area cani il palo che sorregge un cartello ormai illeggibile è divelto da terra e appoggiato ad un albero, le panchine danno l’impressione di essere in procinto di staccarsi dal terreno e all’ingresso quattro mattoni sembrano essere stati appoggiati lì apposta per far inciampare la gente. Infine la casetta di fianco all’ingresso principale presenta profonde fessure, il tetto è semicrollato e intorno giacciono vecchie fioriere di cemento spaccate.

© RIPRODUZIONE RISERVATA