Per il veterinario di Corinaldo morto a Malta la procura di Ancona chiede l’archiviazione. Deceduto per la caduta in mare

Manuel Giovannelli
Manuel Giovannelli
di Sabrina Marinelli
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Martedì 9 Marzo 2021, 10:05

CORINALDO - Chiuse le indagini sulla morte di Manuel Giovannelli. La Procura chiede l’archiviazione. Una decisione che la madre del veterinario, trovato senza vita un anno fa a Malta, non può e non vuole accettare.

Si opporrà con tutte le forze. «Ho diritto di sapere come è morto mio figlio - dice Anna Grossi - e ho diritto anche di sapere di chi è il corpo su cui è stata eseguita l’autopsia disposta dalla Procura di Ancona. Non è del mio Manuel».

 
Ipotesi-errore
La donna aveva già chiesto il confronto del Dna per fugare il dubbio che la tormenta. Non è stato fatto. «Manuel era alto 1,74 metri e non 1,85 come scritto nella relazione del medico - aggiunge - o lui si è sbagliato a scrivere, e allora ci dica che è stato un errore, altrimenti quel corpo non è di Manuel. Inoltre non fumava, era un salutista, ma quel corpo aveva i polmoni consumati dal fumo. Non abbiamo mai potuto vederlo e non è stata fatta la comparazione del Dna. Di chi è il cadavere che ci hanno mandato da Malta?». 


I timori
I centimetri di differenza non sono pochi e alla madre basterebbe sapere che il medico legale si è sbagliato a trascrivere l’altezza. «Non riesco a riavere nemmeno gli effetti personali di Manuel - prosegue la madre - e la copia della prima autopsia effettuata a Malta».

Un anno senza Manuel, un anno senza risposte per la madre e la famiglia che chiedono solo di sapere cosa sia davvero accaduto. Era il 6 marzo del 2020 quando il corpo senza vita del 42enne veterinario di Corinaldo, che viveva e lavorava a Malta, era stato trovato in mare. Alla madre nei giorni precedenti aveva riferito di voler far rientro in Italia perché c’era qualcosa a Malta che lo turbava.

Delle situazioni che non poteva tollerare. La famiglia teme che ne abbia parlato con qualcuno del posto e per questo sia stato ucciso. Tra le stranezze del caso c’è anche il fatto che mentre lui era già morto qualcuno era attivo sul suo profilo di Messenger. Contraddittorie anche le versioni dei colleghi. La famiglia ha saputo solo che era morto per ferite compatibili con la caduta dall’alto, dalla scogliera. Stessa causa confermata anche dall’esame autoptico eseguito ad Ancona. 


Ieri l’avvocato della famiglia Grossi Giovannelli in Procura ha appreso della richiesta di archiviazione. Alla madre di Manuel era arrivata solo una comunicazione di fine indagine. «Il pubblico ministero richiede l’archiviazione - spiega l’avvocato Myriam Fugaro - ritenendo che un’accusa in giudizio non sia sostenibile. Non risultano responsabilità di terzi e la morte è dipesa dalle conseguenze del precipitare». 


Gli interrogativi 
La causa del decesso apre a vari interrogativi però. «Manuel è morto per la caduta - prosegue il legale - ma come è avvenuta? Può essere stata accidentale, una spinta o un gesto volontario». La madre è certa che sia stato ucciso. Nei mesi successivi alla sua morte aveva appreso di un biglietto con la scritta “basta”, trovato nella sua macchina parcheggiata nei pressi del luogo dove sarebbe avvenuta la caduta. Perché non è stato trovato subito? Si chiede la donna, che vorrebbe vedere il biglietto per capire se la calligrafia sia quella del figlio. «La morte di Manuel non interessa a nessuno - conclude Anna Grossi - sono stata lasciata sola, anche dalle istituzioni, nella ricerca della verità».

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