Trecastelli, viene licenziata dal bar
dopo il matrimonio omosessuale

Il caso discusso in Tribunale
Il caso discusso in Tribunale
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Domenica 25 Marzo 2018, 07:15
TRECASTELLI - Sposa la compagna ricorrendo all’unione civile e dopo due mesi viene licenziata dal bar dove era stata assunta quasi dieci anni prima. La dipendente impugna il provvedimento, fa ricorso in tribunale e ottiene non solo il reintegro, ma anche un’indennità pari alla retribuzione globale maturata a partire dal giorno in cui era stata allontana dal locale, situato nel comune di Trecastelli. La sentenza è stata emessa qualche giorno fa dal giudice civile Tania De Antoniis che ha ritenuto il licenziamento, fatto recapitare con due lettere tra il dicembre 2016 e il gennaio 2017, illegittimo. A rivolgersi alla giustizia era stata la lavoratrice licenziata, una banconista di 40 anni, tramite il legale falconarese Francesco Gobbi. La donna si era unita alla compagna nell’ottobre 2016, dunque due mesi prima del licenziamento. Stando alle motivazioni fornite dal titolare del bar, il recesso del contratto era avvenuto per motivi legati alla crisi e al calo di lavoro a cui aveva dovuto far seguito un taglio del personale. Il licenziamento era proprio ricaduto sulla 40enne che, fin da subito, ha pensato che dietro la decisione dell’imprenditore potessero esserci questioni discriminatorie. Nelle quattro pagine della sentenza, dove non viene esplicitamente riportata la discriminazione lamentata dalla ricorrente, il giudice fa riferimento a un articolo del codice delle pari opportunità, secondo cui il licenziamento deve essere definito illegittimo entro l’anno di contrattazione del matrimonio o dell’unione civile, a meno che alla base dell’allontanamento non ci siano alcuni presupposti. 
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