Il sismologo Enrico Gennari: «Se l’epicentro non fosse stato al largo, avrebbe fatto più danni»

Il sismologo Gennari: «Se l epicentro non fosse stato a largo, avrebbe fatto più danni»
​Il sismologo Gennari: «Se l’epicentro non fosse stato a largo, avrebbe fatto più danni»
di Martina Marinangeli
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Giovedì 10 Novembre 2022, 04:00 - Ultimo aggiornamento: 17:08

Enrico Gennari, geologo della Sigea (Società italiana di Geologia e Ambientale), già presidente dell’Ordine dei geologi delle Marche: la faglia che si è riattivata ieri mattina era già nota?
«Il territorio antistante buona parte della costa marchigiana è interessato da due importanti zone sismogenetiche, di cui una si sviluppa una trentina di chilometri a largo della costa tra il Pesarese e l’Anconetano, mentre l’altra è proprio sulla costa. Per fortuna, in questo caso il sisma ha interessato la fascia distante 30 chilometri». 


Che caratteristiche specifiche ha avuto questo evento sismico?
«La sua profondità epicentrale è stata abbastanza superficiale - parliamo di circa otto chilometri - mentre la sua intensità è stata elevata». 
Ci sono stati dei precedenti di pari intensità nella fascia di costa tra il Pesarese e l’Anconetano?
«L’ultimo che si ricordi con un’entità del genere è quello del 1930 nei pressi di Senigallia (che raggiunse la magnitudo 5.8, ndr). Questi fenomeni si possono purtroppo verificare e ci si può attendere anche un’intensità sismica nell’ordine di 6 o 6.5». 
Se una scossa del genere non avesse avuto l’epicentro in mare, avrebbe fatto più danni?
«Sì, se fosse stata sulla costa probabilmente avrebbe potuto avere conseguenze maggiori, ma teniamo presente che lo spazio di confidenza che generalmente viene assoggettato a suscettibilità degne di fare danni ha un raggio di 30/50 chilometri dall’epicentro. E in questo caso sono in mare».
Dobbiamo aspettarci altre scosse della stessa entità nei prossimi giorni?
«Non ci sono elementi per poterlo sapere. Dobbiamo solo ringraziare che al momento è stata liberata energia con una scossa che poi è diminuita. Un primo evento importante seguito da uno sciame che ha distribuito energia».
È possibile fare un paragone con il sisma che sconvolse il sud delle Marche nel 2016?
«Il tema della risposta sismica locale ha parametri diversi, come le caratteristiche del terreno e le infrastrutture. Possiamo solo dire che per il momento è andata bene e che speriamo le Marche non vengano di nuovo colpite da questi eventi».
A livello di prevenzione cosa si dovrebbe fare?
«La prevenzione è fondamentale perché, con i terremoti, la previsione non è precisa. Non possiamo sapere ora, giorno o mese della prossima scossa. Siamo ancora all’anno zero, a differenza dei fenomeni alluvionali o le frane, per i quali abbiamo ben altri strumenti di previsione. Si dovrebbe lavorare sull’adeguamento del patrimonio edilizio ed urbanistico perché c’è ancora tanto da fare per la messa in sicurezza». 
Lei è di Pesaro: com’è stato il suo risveglio?
«Ho vissuto questo evento in prima persona: decisamente un brutto terremoto che ha gettato nel panico».
 

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