«Tante prenotazioni al vento
per un weekend buttato via»

«Tante prenotazioni al vento per un weekend buttato via»
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Martedì 22 Gennaio 2019, 06:15
ANCONA - Bomba Day, il giorno dopo. All’indomani dell’evacuazione più massiccia mai vissuta da Ancona, con 12 mila persone sfollate, quattro quartieri svuotati, porto e stazione bloccati e delicata bonifica di un residuato bellico della Seconda guerra mondiale annessa, ieri la città si è risvegliata come se niente fosse successo. Un lunedì come tanti, ma tra le pieghe di un’operazione molto ben riuscita, che ha garantito il «cessato allarme» in tempi da record – già alle 14 di domenica la bomba prendeva la via di Jesi, permettendo il rientro nella zona rossa con cinque ore di anticipo sul cronoprogramma – c’è chi ha avuto pesanti ripercussioni a causa del blocco delle attività, previsto dalle 8 alle 19 della domenica. 

 

Gli esercizi ricompresi nei quartieri di Archi, Stazione, Piano e zona Regione hanno perso oltre una giornata di lavoro, cosa che, di questi tempi, pesa non poco sulle casse di bar, ristoranti ed hotel. E proprio questi ultimi sono stati forse i più penalizzati perché, a risentirne, sono state le prenotazioni per l’intero weekend. «A livello di organizzazione non possiamo dire niente – osserva Guido Guidi, proprietario del Seeport Hotel, nel raggio di 800 metri dall’ordigno e dunque tra quelli costretti all’evacuazione –, anzi dobbiamo farei complimenti a tutti per come è stata gestita l’operazione, però come attività commerciale non possiamo non notare che sono state compromesse le notti di sabato e domenica. Molti ospiti hanno preferito altri hotel o non venire ad Ancona nel weekend e il mancato guadagno è pesante. Quando comunicavamo che per domenica la sveglia era alle 5 o che era possibile fare check in solo dopo le 19 – fa sapere –, quasi tutti hanno declinato. Se fosse stato pianificabile sapere che sarebbe stato possibile rientrare nella zona rossa già alle 14, questo avrebbe salvato almeno la domenica, ma capiamo che ci sono esigenze collettive e ci adeguiamo». 

Osservazioni condivise anche da Giordano, l’addetto al ricevimento dell’Hotel Fortuna, di fronte alla stazione, che è rimasto chiuso dalle 15 del sabato alle 7 di ieri mattina: «a malincuore, abbiamo fatto questa scelta perché altrimenti non saremmo stati in grado di garantire un servizio adeguato. Avremmo dovuto far uscire gli ospiti prima delle 7, senza poter garantire neanche la colazione, e poi, se qualcosa fosse andato storto?». La decisione di tenere le saracinesche abbassate per tutto il weekend è stata ancora più sofferta dal momento che «ad Ancona c’erano le preselezioni dei campionati indoor di atletica – ricorda Giordano – e molti di partecipanti avevano chiesto di poter alloggiare nella nostra struttura. Abbiamo perso tanti clienti e abbiamo anche dovuto dislocare i nostri clienti abituali in altre strutture». 

Se gli hotel hanno subito un duro colpo, non è andata meglio ai ristoranti, che prosui pranzi della domenica puntano molto. «È stata una giornata nera – sbotta la famiglia Catalano, titolare del ristorante Palombaro, all’interno del porto -: abbiamo perso tutta la domenica e anche un 40% dei clienti del sabato sera perché in tanti hanno lasciato la zona rossa in anticipo. Già tutta la settimana non si fa niente, il weekend è fondamentale. Sull’organizzazione non diciamo niente, tutti hanno fatto il loro lavoro, ma sul calcolo delle tempistiche sono stati eccessivi e ha favorito solo i centri commerciali». Più diplomatica la posizione di Christian, direttore del bar della stazione, che domenica ha lavorato dalle 4 alle 7, e ha riaperto dalle 19: «se la prassi in occasioni simili è quella, va bene, non si può fare diversamente. Certo, dal punto di vista dei guadagni, quasi un’intera giornata persa ha inciso».
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