Stroppa, nuovi confini per Fabriano
«Con l’Umbria per non morire»

Stroppa, nuovi confini per Fabriano «Con l’Umbria per non morire»
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Domenica 11 Novembre 2018, 08:20
FABRIANO «La declassificazione del nostro territorio è così evidente che dovremmo riflettere seriamente sulla questione e, magari, chiedere l’accorpamento con la Regione Umbria, molto più vicina a noi sia geograficamente sia culturalmente di quanto non lo sia la costa». Quella che potrebbe sembrare, di primo acchito, una boutade autunnale è in realtà una riflessione del consigliere di minoranza Olindo Stroppa (Forza Italia), che nasce da una situazione sempre più precaria della città di Fabriano, dove la perdita di servizi non riesce ad arrestarsi, e, nel contempo, dalla constatazione di vari aspetti che nel corso del tempo hanno contribuito a creare un saldo legame tra l’estremo entroterra anconetano (o, comunque, gran parte di esso) all’Umbria. 

Al riguardo, partendo da molto lontano, sono evidenti alcune ragioni storico-religiose che uniscono il Fabrianese (e non solo) alla regione confinante, basti solo pensare che addirittura fino al 1984 tre grosse frazioni di Fabriano (Marischio, Melano e San Donato, in sostanza la zona situata alle pendici del Monte Cucco) e il Comune di Sassoferrato appartennero alla diocesi di Nocera Umbra. Il Fabrianese e quello che potremmo definire l’immediato versante umbro sono stati accomunati per diversi decenni anche dall’attività industriale di un gruppo di notevoli dimensioni come la Antonio Merloni (oltre ai due stabilimenti di Santa Maria e del Maragone, ce n’è un terzo a Gaifana), entrata in crisi una decina di anni fa e poi rilevata dalla Jp Industries. Non è un caso che, in questa fase economica così delicata, in consiglio comunale si sia rimarcata la necessità di unire la situazione fabrianese a quella umbra per ottenere lo status di Area di crisi industriale complessa. Più recentemente, si sono sviluppati altri legami, ad esempio in ambito sanitario, visto che Icaro 2, l’eliambulanza di stanza a San Cassiano, serve pure l’Umbria, in particolare la zona di confine fino a Nocera Umbra. Ma non si può neanche ignorare la problematica della realizzazione del raddoppio della statale 76, che ha davvero accomunato i due versanti di Marche e Umbria e che tuttora solleva non poche incognite. Come accennato, a tutti questi aspetti che legano il Fabrianese all’Umbria, si aggiunge la spoliazione di servizi, con cui la città della carta sta facendo i conti ormai da molti anni.

«Un tempo - osserva Olindo Stroppa - la nostra stazione ferroviaria contava un deposito locomotive e un’officina meccanica ed era centro di smistamento di carri merci. Fabriano aveva un tribunale. All’ospedale Engles Profili stanno togliendo medici e servizi pian piano in modo indolore, con liste d’attesa che arrivano fino a un anno. Rischiamo di perdere l’ufficio delle Entrate e l’ufficio dell’Inps, senza dimenticare che volevano anche toglierci il Giudice di Pace». Diversi anni fa, per altro, si era cominciato a parlare di creare una Provincia nel territorio fabrianese, «ma - ricorda Stroppa - qualcuno disse che non era una priorità. Poi, però, abbiamo visto che Fermo ha colto al volo questa opportunità, traendone certamente grossi benefici». 
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