Strage di Corinaldo: smartphone, pc
e tablet della banda dello spray ai raggi x

Strage di Corinaldo: smartphone, pc e tablet della banda dello spray ai raggi x
di Lorenzo Sconocchini
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Mercoledì 4 Settembre 2019, 07:11 - Ultimo aggiornamento: 5 Settembre, 10:20

ANCONA - Già spiati in lungo e in largo per almeno quattro mesi, con i loro telefonini intercettati e le cimici piazzate nelle auto usate per le scorribande nelle discoteche, i balordi della Bassa Modenese accusati della strage di Corinaldo magari hanno ancora segreti nascosti nelle memorie dei loro smarphone e computer. Così il procuratore capo Monica Garulli e i pm Valentina Bavai e Paolo Gubinelli hanno deciso di affidarsi a un esperto informatico per studiare le memorie di una decina tra telefonini, tablet e cellulari utilizzati dalla gang di rapinatori che l’8 dicembre scorso, per scippare sei catenine, avrebbero scatenato il finimondo alla Lanterna Azzurra, con sei morti e 200 feriti nella calca.

Così il commando ha fatto una strage. Minuto per minuto il blitz in discoteca

La banda dello spray era pronta ad armarsi «Così lo lasci lì, non si muove più sicuro»

Sarà conferito oggi in Procura al dottor Giuseppe Dezzani - piemontese, perito che si è occupato degli omicidi di Yara Gambirasio e dei coniugi Giacconi uccisi ad Ancona dalla filia e dal fidanzato - l’incarico di consulenza tecnica sui dispositivi elettronici sequestrati la notte del 2 agosto ai sette destinatari delle misure cautelari e a un ottavo indagato. Si tratta di un secondo presunto ricettatore che a differenza di quello finito in cella (Andrea Balugani, il “nonno” della banda) non ha un Compro Oro ma lavora in un laboratorio orafo di Modena.
 
Subito dopo il conferimento dell’incarico, previsto alle 12 e 30, il consulente inizierà le operazioni tecniche negli uffici del Nucleo investigativo del Reparto Operativo dei carabinieri di Ancona. L’esperto scelto dalla Procura dovrà estrapolare dalla memoria di telefonini, tablet e pc qualsiasi informazione utile a completare l’inchiesta che dopo otto mesi ha portato i carabinieri a catturare la banda di rapinatori seriali che, spruzzando peperoncino per coprire gli strappi di catenine, ha innescato la tragedia nella discoteca in cui era atteso il trapper Sfera Ebbasta.
Già i faldoni delle intercettazioni telefoniche raccontano molto sulle scorrerie della banda per le discoteche di mezza Italia (e persino a Disneyland in Francia) e sulla cattiva coscienza dei suoi componenti dopo la tragedia di Corinaldo, a cui si fa riferimento diverse volte durante le conversazioni spiate dagli investigatori. Secondo la ricostruzione di carabinieri e Procura, accolta nell’ordinanza del Gip Carlo Cimini, la banda era arrivata a Corinaldo su due auto: Ugo Di Puorto (il giovane che ha premuto la bomboletta spray, incastrato dal Dna per una traccia di sudore sul pulsante), Raffaele Mormone e Badr Amouiyah viaggiavano sulla Lancia Y di Eros A., il complice morto poi ad aprile in un incidente stradale; su un’altra vettura erano scesi da Modena Andrea Cavallari, Moez Akari e Souhaib Haddada.
Le due batterie
Ma le due batterie - secondo la Procura - agivano coordinate come un commando unico e per questo a tutti e sei gli autori del blitz a Corinaldo vengono contestati, oltre ai reati di associazione a delinquere finalizzata alle rapine e ai furti con strappo, anche l’omicidio preterintenzionale plurimo. A Balugani, estraneo alla strage di Corinaldo, viene contestata una partecipazione organica all’associazione come ricettatore di fiducia della banda con il suo Compro Oro di Castelfranco Emilia. Solo il reato di ricettazione viene contestato invece a Luca Gagliardelli, modenese di 22 anni, indagato a piede libero. La banda ne parla rientrando in Emilia dopo un colpo a Padova, indicandolo come il destinatario di parte della refurtiva, in particolare un braccialetto con incastonati dei “diamantini veri”. Impossibile smerciarli nel Compro Oro di Balugani, serviva un esperto di gemme.

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