Sbaglia un congiuntivo in assemblea
Una studentessa alla gogna sul web

Sbaglia un congiuntivo in assemblea Una studentessa alla gogna sul web
2 Minuti di Lettura
Sabato 25 Novembre 2017, 05:15
SENIGALLIA - Sbaglia un congiuntivo parlando ad un’assemblea di istituto e viene bersagliata da centinaia di messaggi di insulti. Vittima una 15enne che nel giro di alcune settimane si è vista stalkerizzare dai bulli, ricevendo sms, messaggi su whatsapp e sulla chat di Facebook. Alcuni arrivavano da numeri sconosciuti. Un incubo. “Parli come una scimmia” è il meno offensivo dei messaggi che la giovanissima ha ricevuto. Con il passaparola i compagni di istituto l’hanno presa in giro anche con altri studenti del Campus che hanno iniziato a tempestarla. Molti dei messaggi ricevuti nemmeno lei sa chi possa averli inviati.

Un effetto domino devastante, il suo recapito telefonico così come il profilo Facebook erano di dominio pubblico. Tutto è iniziato il mese scorso, con il passare delle settimane la vicenda ha avuto un seguito allucinante sotto il profilo psicologico per la minorenne. La scuola si è trovata ad affrontare un problema più grande di quello che apparentemente poteva sembrare. C’era una vittima, la 15enne, ma c’erano anche degli studenti da rieducare. Oltre ad offrire la massima assistenza alla studentessa, la scuola ha deciso di investire del tempo per insegnare un valore che era venuto meno, quello del rispetto.

«Oltre all’aspetto repressivo era importante responsabilizzare i ragazzi che avevano offeso la studentessa – spiega Francesco Maria Orsolini, preside del liceo Perticari –. Non siamo riusciti ad individuare tutti quelli che hanno mandato i messaggi, non tutti erano nostri studenti, ma prioritario era far capire loro che avevano sbagliato e riaffermare i valori educativi. Questo episodio ci ha permesso di affrontare un tema e discuterlo insieme». Nei giorni scorsi il preside ha organizzato un incontro presentando il libro “Cyberbullismo. Guida completa per genitori, insegnanti e ragazzi” a cui hanno partecipato anche le famiglie. Tutti i genitori degli studenti coinvolti sono stati convocati a scuola per essere messi al corrente di quanto accaduto e per renderli partecipi dell’errore commesso dai figli che, solo per un verbo declinato male, hanno reso una ragazza lo zimbello della scuola e del Campus. Fatto gravissimo che ha aperto una discussione. Un dibattito su un tema tristemente attuale che in questo caso è venuto allo scoperto. Molto spesso non avviene perché la vittima preferisce subire in silenzio per evitare ulteriori umiliazioni. Lei no, ha avuto il coraggio di parlare, di dire basta e chiedere aiuto alle insegnanti e al preside. 
© RIPRODUZIONE RISERVATA