SENIGALLIA - Gli argini del Misa hanno franato, sgretolandosi, nella zona di Molino Marazzana, dove si è verificato un cedimento dopo la piena di mercoledì. I lavori di somma urgenza hanno fatto emergere vistosi problemi strutturali, come rileva Stefano Mencarelli, consulente del sindaco per il fiume Misa. Molino Marazzana è la località che presenta diverse abitazioni da delocalizzare, come ha già annunciato Olivetti, che si farà promotore di una trattativa in Regione perché è troppo pericoloso restare lì.
I pericoli
Molte sono le case con un unico piano, dove non è possibile trovare alcun riparo.
«Dopo l’ultima alluvione di settembre gli argini del fosso del Sambuco sono stati risistemati in maniera non definitiva – spiega Stefano Mencarelli – e questo l’abbiamo appurato dopo un sopralluogo effettuato due settimane fa con il sindaco. Bastava mettere un piede sopra per vedere che sprofondava. Inoltre gli argini del Misa, rinforzati con i lavori di somma urgenza, dopo la piena di gennaio sono collassati e dopo quella di mercoledì è venuto giù tutto». Qualcosa non ha funzionato, come avevano lamentato i cittadini di Pianello di Ostra nelle scorse settimane. Anche da loro gli argini erano stati erosi al passaggio delle piene successive.
«Il primo cedimento alla Marazzana era stato segnalato a febbraio – prosegue Mencarelli – nessuno è intervenuto e ora è franato tutto. Ci sono altre laminazioni su tutto il tratto da Bettolelle fino a Borgo Bicchia segnalate da tempo. Dopo il 15 settembre hanno solo pulito ma non hanno messo in sicurezza. Dopo sei mesi non si può più attendere, devono sistemare perché, va bene la delocalizzazione ma nel frattempo qui moriremo di crepacuore». Il consulente a titolo gratuito, sentinella del territorio, ricorda che dopo il 2014 i lavori erano stati eseguiti bene.
La situazione
«Come li ha fatti la Provincia dopo l’alluvione del 2014 andavano bene – dice – dove hanno ripristinato le rotture, con i materassini di pietra e le reti metalliche, gli argini hanno resistito tutti egregiamente al disastro del 15 settembre e sono lì a dimostrazione che i sistemi definitivi e duraturi esistono. Basta quindi copiare quello che è stato fatto nel 2014, sono tutti visibili. Alla Marazzana non si può aspettare che ci siano vittime, bisogna dare un senso alla delocalizzazione». C’è, infatti, gente che ha perso tutto non una ma ben sei volte e c’è anche chi ha dovuto prendere la decisione di andarsene, lasciare una casa che racchiude i ricordi di una vita per salvare la propria di vita da un rischio sempre presente.