L’ultima chiamata: «Dateci il take away o addio ristorante». Gli operatori di Senigallia chiedono anche di poter occupare spazi all’aperto

L ultima chiamata: «Dateci il take away o addio ristorante». Gli operatori di Senigallia chiedono anche di poter occupare spazi all aperto
L’ultima chiamata: «Dateci il take away o addio ristorante». ​Gli operatori di Senigallia chiedono anche di poter occupare spazi all’aperto
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Mercoledì 6 Maggio 2020, 09:56

SENIGALLIA - Locali troppo stretti per rispettare il distanziamento sociale e gli operatori chiedono più suolo pubblico, senza aumenti di canone, per riempire strade e piazze con i tavolini. Rinunciando anche ai parcheggi, dove necessario. Questo per la fase 2, quando potranno riaprire. Intanto però implorano il take away concesso in Veneto e in Toscana ma non nelle Marche. «Da quello che le associazioni di categoria ci hanno prospettato – interviene Luca Loddo, Loddo’s Pizza – non ci saranno margini di guadagno. Nella mia pizzeria potrei far entrare dalle 6 alle 8 persone per volta e, se considero anche i costi aggiuntivi della sanificazione e dispositivi di protezione, andrei in rimessa. Il Comune dovrebbe lasciarci a disposizione più spazio da occupare all’esterno ma senza aumentarci il canone così da darci la possibilità di recuperare fuori i posti persi dentro. Intanto – aggiunge - ci lasciassero almeno l’asporto». 


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La vivono come una grande ingiustizia se confrontata ad altre categorie. «Il macellaio, il pescivendolo, il fruttivendolo, tutti i generi alimentari fanno asporto – interviene Gianluca Tomassini, Sloppy Joe -. I veri professionisti del take away siamo noi e ci fanno passare per luoghi di contagio. Rimarrà in piedi solo chi ha risparmi da bruciare. Chiunque abbia investito ed ha un mutuo, un affitto alto o bisogno di molto personale per poter aprire sarà in enorme difficoltà». Intanto la modalità delivery è l’unica in grado di dare una boccata d’ossigeno seppur minima.

«Sarebbe stato bello che una regione come le Marche e una città come Senigallia, che sulla ristorazione sono avanti avendo una qualità altissima, avessero dato l’esempio per fare gli asporti – interviene Max Frezza, Cavò - che non creano problemi a nessuno perché come c’è la fila dal fornaio e dal macellaio, ci può essere anche da noi e non succede nulla. Bisogna che ci mettano nelle condizioni di lavorare perché il problema non è il quando ma il come riapriremo. Nel frattempo abbiamo optato per le consegne a domicilio che stanno andando bene». Il take away poteva rappresentare una soluzione tampone anche se la grande incognita riguarda il futuro. 
«Senigallia ha dieci volte il potenziale espresso – interviene Mariella Organi, La Madonnina del Pescatore e Anikò -. Conosco bene gli sforzi fatti dagli operatori per mantenere le professionalità, allungare la stagionalità, creare occupazione. Credo che in questo momento ci si aspetti un po’ di empatia, una gratitudine sentita a tutte quelle persone che hanno costruito il valore Senigallia con il loro sorriso e la loro gentilezza, anche semplicemente porgendoti un caffè. Sostengo tutti i colleghi e la loro preoccupazione per il futuro».

La Madonnina del Pescatore ha festeggiato venerdì i 36 anni di attività. Domani saranno 30 anni di attività per un’altra coppia storica della ristorazione Vinicio e Maria. «Le perdite che ha la ristorazione sono drammatiche sia per adesso che per il futuro, quando potremo aprire con tutte le limitazioni del caso – aggiunge Vinicio Mentuccia, L’Angolinosulmare -.

Spero che le istituzioni prenderanno dei provvedimenti economici molto forti. La nostra città turistica sarà molto penalizzata, soprattutto a livello occupazionale perché di personale ne servirà molto meno e questo mi preoccupa di più» 

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