Senigallia, scarcerato l’ex pugile
accusato di uno stupro nell'albergo

Il giudice ha scarcerato l'uomo
Il giudice ha scarcerato l'uomo
di Sabrina Marinelli
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Mercoledì 20 Giugno 2018, 03:45

SENIGALLIA - Scarcerato il 30enne congolese accusato di violenza sessuale e lesioni. Sono questi i reati contestati dopo la convalida dell’arresto di ieri, che ha visto cadere l’ipotesi di sequestro di persona. «E’ stata lei a farsi avanti – ha detto durante l’interrogatorio in carcere – non l’ho stuprata». Il gip Cimini ha disposto il divieto di dimora nella provincia di Ancona. A chiedere una misura alternativa alla custodia cautelare era stato lo stesso pm Paolo Gubinelli, suggerendo l’obbligo di dimora a Torino. Il complesso di elementi raccolti, a suo avviso, consentiva una ricostruzione alternativa. 

 

Di aiuto potrà essere un video registrato dalle telecamere a circuito chiuso in un locale del lungomare Alighieri, dove i due hanno trascorso circa mezz’ora prima di raggiungere l’albergo ad una stella di via Pisa. Qui sono avvenuti i fatti. Dal filmato, di cui la polizia è venuta conoscenza ieri, si vede la donna ballare e abbracciare più volte il ragazzo che invece appare più distaccato. L’impressione avuta dai presenti era che la ragazza avesse bevuto molto, che fosse euforica mentre lui è apparso sobrio ma nervoso. Si sono appartati. Lui voleva andare in camera ma lei insisteva per ballare e bere ancora. Dopo circa una trentina di minuti sono andati via. La donna lo ha seguito. Hanno bevuto due birre, poi ne hanno comprate altre due da portare via. 

Si erano conosciuti la stessa sera in un bar del lungomare Marconi. «La signora ha seguito il mio assistito in camera senza alcuna costrizione ma con consapevolezza – spiega l’avvocato Luca Bartolini, difensore dell’ex pugile congolese –, abbiamo dimostrato che non è stata sequestrata sia perché aveva con sé il cellulare ed ha fatto delle chiamate, durante la sua permanenza nella stanza, ma mai ha chiesto aiuto. Inoltre per ben due volte il mio assistito è uscito e lei avrebbe avuto modo di andarsene, se si fosse sentita in pericolo, ma non lo ha fatto. La prima volta è andato a comprare le sigarette, la seconda le brioche per fare colazione». Il piccolo albergo non fornisce infatti il servizio e quando la polizia è arrivata il vassoio era nella stanza. Elementi che hanno fatto evaporare l’accusa di sequestro di persona. «Hanno avuto un rapporto consensuale tra persone adulte – prosegue l’avvocato –, non c’è stato alcun accordo in denaro per la prestazione sessuale prima di salire in camera. La signora ha chiesto dei soldi, ma senza motivarne la richiesta, solo dopo. Una lite c’è stata, per futili motivi, ma non comprendiamo come mai lo abbia accusato di averla violentata».

La donna è stata dimessa dall’ospedale con una prognosi di dieci giorni. Al pronto soccorso le hanno riscontrato escoriazioni sulle braccia. Gli altri inquilini della struttura ricettiva, che erano andati a bussare per chiedere di fare meno rumore, non avevano avuto l’impressione che ci fosse una situazione di pericolo. Il proprietario ha invece sentito che discutevano ed è andato a vedere chi ci fosse, visto che la camera l’aveva affittata ad una sola persona. Certo è che all’interno la polizia ha trovato la biancheria della donna strappata. Consensuale o no, un approccio di tipo brutale ci sarebbe quindi stato. Il ragazzo, originario del Congo ma da tempo residente a Torino, era arrivato a Senigallia da 15 giorni per lavorare come buttafuori stagionale. Non potendo tornare in città, come nel resto della provincia, ha perso il lavoro.
 

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