SENIGALLIA - «Sono dispiaciuto per quanto accaduto. Sono andato oltre rispetto a quello che immaginavo: ho mirato alla coscia, non volevo uccidere mio figlio». Rispondendo in videoconferenza al gip Sonia Piermartini ha ribadito la versione già espressa in prima battuta ai carabinieri Loris Pasquini, il 72enne arrestato lunedì sera con l’accusa di aver ucciso con un colpo di pistola il figlio Alfredo, 26 anni, all’esterno della loro villetta di Roncitelli.
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Durante l’udienza di convalida del fermo, l’ex ferroviere ha ripercorso con estrema lucidità i minuti concitati che hanno portato al delitto, riferendo del clima di violenze e soprusi in cui ormai era costretto a vivere a causa del rapporto conflittuale con il figlio, seguito dal Centro di Salute Mentale di Senigallia e invalido psichico al 100% dallo scorso novembre (in precedenza il grado di invalidità era all’80%).
Il giudice si è riservato sulla convalida e sulla misura cautelare da applicare. Il pm Paolo Gubinelli ha chiesto la conferma del carcere, dove il pensionato si trova dal giorno dell’arresto, mentre il difensore Roberto Regni i domiciliari e una perizia psichiatrica per l’ex ferroviere, gravato da alcuni precedenti per violenza domestica. Nel corso dell’interrogatorio, il pensionato, parlando del legame burrascoso con Alfredo, ha riferito di aver denunciato il figlio nel 2013 e nel 2015. In entrambi i casi, l’accusa era maltrattamenti in famiglia. Le querele erano state poi ritirate «perché era mio figlio. Non me la sentivo di andare vanti». Un ripensamento, forse, dettato dalla volontà di gestire e ricucire il rapporto con Alfredo che, a detta dell’indagato, «non prendeva mai le medicine che gli venivano prescritte». Una mancanza (appesantita a volte dall’uso di stupefacenti) che avrebbe contribuito ad innescare le continue crisi del 26enne e le conseguenti litigate con il padre.
Il proiettile sarebbe partito quando padre e figlio erano lontani circa un metro l’uno dall’altro, ma sarà la perizia balistica chiesta dalla procura a rendere noti traiettoria e distanze. Per le botte ricevute il pensionato «è dolorante al capo, ha una mano gonfia e dice di vedere male dall’occhio destro» affermava ieri l’avvocato Regni che, in udienza, ha chiesto una perizia psichiatrica «per valutare la capacità di intendere e di volere al momento del fatto. Ho la sensazione che il mio assistito non abbia compreso fino in fondo quando accaduto. È come se avesse raccontato i fatti che lo vedono coinvolto in terza persona».
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