I medici minacciano azioni legali: «Non vogliamo essere trasferiti al Pronto Soccorso»

I medici minacciano azioni legali: «Non vogliamo essere trasferiti al Pronto Soccorso»
I medici minacciano azioni legali: «Non vogliamo essere trasferiti al Pronto Soccorso»
di Sabrina Marinelli
3 Minuti di Lettura
Venerdì 8 Ottobre 2021, 09:10

SENIGALLIA - Un gruppo di medici si è rivolto ad un legale per evitare di essere costretti a spostarsi dal reparto di Medicina al Pronto soccorso. Già nei mesi scorsi avevano scritto ai vertici aziendali, ottenendo però di essere precettati a turno. Adesso il problema si ripresenta. Tre medici sono andati via e due lasceranno il reparto del Pronto soccorso entro il 15 ottobre, tra circa una settimana.

Una dottoressa che ha vinto un concorso è andata via, quella che deve andare in pensione sta smaltendo le ferie quindi di fatto già non c’è più.

Una delle tre giovani, che seguiranno altre specializzazioni, ha terminato l’altro ieri e le altre due la prossima settimana. 

Il vuoto da colmare

Indispensabile sostituirli perché, oltre a rallentare l’attività con conseguenti tempi d’attesa sempre più lunghi per i pazienti, senza cinque dottori rischia di chiudere l’Obi, l’osservazione breve e ciò ovviamente non può accadere. In mancanza di nuovo personale da assumere alla direzione sanitaria non resta che spostare quello già presente all’interno dell’ospedale. L’ultimo ordine di servizio è scaduto una decina di giorni fa e c’è malumore perché si attende il prossimo.
Un gruppo di medici però non ci sta ed è pronto a passare a vie legali, essendosi rivolti ad un avvocato che ha già palesato ai vertici aziendali il disagio dei propri assistiti. Partono dal presupposto che precettare e trasferire in maniera arbitraria un medico, da un reparto all’altro, può valere in una situazione di emergenza ma per il Pronto soccorso, dove la carenza è cronica da tempo, non ci sarebbero le condizioni dell’urgenza, che valevano ad esempio nel corso della pandemia per il trasferimento del personale nelle coviderie. Già lo scorso mese di gennaio il primario del Pronto soccorso aveva scritto al Prefetto, lamentando la grave situazione, quindi è un problema noto da mesi. Ancora ci sono dei giorni per trovare il personale esternamente ma, se così non fosse, dovrà essere reperito tra i dipendenti in pianta organica. Il reparto di Medicina interna sembra creare meno problemi a livello logistico invece di trasferire personale dalle altre specialistiche, dove oltretutto sono sotto organico. Ecco perché finora è stato reperito lì. La direzione sanitaria, che tramite ordini di servizio sposta i medici, fa leva sulla necessità di garantire un pubblico servizio qual è quello fornito dal Pronto soccorso che ha la priorità. Per questo motivo ritiene legittimo agire con questa modalità. Del resto nel periodo Covid erano arrivati medici, sempre precettati, anche da Jesi e Fabriano con disagi maggiori essendosi dovuti trasferire non all’interno della stessa struttura ospedaliera ma da altre città. 

Il nodo

Il problema, come illustrato nei giorni scorsi dall’assessore regionale alla Sanità, Filippo Saltamartini, è dato dalla carenza di medici. Non si trovano e i pochi disponibili non vogliono andare a lavorare al Pronto soccorso. Non c’è una volontà politica alla base di questa situazione ma un’oggettiva difficoltà, generalizzata in tutta la regione. Attingere all’interno della struttura, spostando il personale, rimanere al momento l’unica soluzione.

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