Senigallia, Morena pendolare per amore:
«Vado da Paolo e combatto la malattia»

Senigallia, Morena pendolare per amore: «Vado da Paolo e combatto la malattia»
di Sabrina Marinelli
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Giovedì 28 Febbraio 2019, 06:20
SENIGALLIA - Pendolare per amore. Tutti i weekend lascia Senigallia per raggiungere Lodi dove vive la sua dolce metà. Nulla la ferma, nemmeno l’Atassia di Friedreich che l’ha costretta a vivere su una sedia a rotelle. La malattia rara le ha bloccato le gambe ma non la voglia di vivere. La storia di Morena Belogi, 46enne senigalliese, è un inno alla vita. Spesso ci si ricorda di chi come lei combatte contro un male sconosciuto solo nella giornata mondiale delle malattie rare, che ricorre proprio oggi. La 46enne vive con i due fratelli. Non ha più i genitori. «Gli arti superiori li muovo ma non sono precisa – spiega -, le gambe pochissimo. Non riesco ad alzarmi nemmeno con un appoggio. Quando ho saputo di avere l’ Atassia di Friedreich non mi sono sentita speciale come volevano farmi credere. Si è accorta mia madre della malattia – racconta -. Avevo 12 anni e mentre camminavo con la tazza il latte oscillava».
  
Nonostante i limiti che la malattia le impone, ha una vita normale. Un lavoro, un amore ed è molto attiva sui social dove lancia appelli per sostenere la ricerca. «Ho lavorato all’ufficio informazioni dell’Aeroporto di Falconara – racconta - ho avuto diverse mansioni e ora sono al marketing come responsabile dei social». L’Atassia di Friedreich è causata da un’anomalia genetica degenerativa. Continua ad avanzare ma Morena non sta certo ferma ad aspettare che peggiori. «In attesa di una cura resisto e insisto. Sembra un controsenso ma con la mia malattia sono sempre di corsa. Dal lunedì al venerdì organizzo assistenti, lavoro, dottori poi scappo dal mio grande amore a Lodi. Sono 15 anni che stiamo insieme. È Paolo che mi dà forza e mi incoraggia in ogni cosa che faccio. Ovvio che anche i miei fratelli sono importanti, una parte di me». Lui non riesce a trasferirsi per via del lavoro, che spesso lo porta all’estero. Lei potrebbe, rinunciando all’autonomia che con fatica ha conquistato. «Ad essere sincera vorrei tanto trasferirmi da Paolo ma ci tengo a mantenere quel minimo di indipendenza che riesco a costruirmi – spiega -. Il venerdì mio fratello mi accompagna alla stazione ferroviaria di Ancona perché a Senigallia non c’è il servizio di assistenza disabili. Poi il lunedì mattina Paolo mi porta in stazione a Lodi e va al lavoro». Una vita in carrozzina con la valigia sempre pronta. Dentro anche un sogno: una cura per fermare il male che avanza.
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