«Fatima torna, è stato un equivoco»
Ma lei si sfoga: «Violentata nel 2009»

«Fatima torna, è stato un equivoco» Ma lei si sfoga: «Violentata nel 2009»
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Sabato 5 Maggio 2018, 05:55

SENIGALLIA - Il vescovo e il sindaco, l’Opera Pia Mastai Ferretti e la coop che accudisce gli anziani, tutti ora s’affannano a precisare e ridimensionare, a declassare il caso come «increscioso equivoco», senza nessuna discriminazione razzista. Non assunta perché nera? Suvvia, è tutto un malinteso. Ma Fatima, ai margini di una conferenza stampa convocata per far sbollire il caso, rilancia denunciando addirittura di aver subito una violenza sessuale nove anni fa, dal suo datore di lavoro di allora. Succede nel terzo giorno di un caso imbarazzante per tutta Senigallia, scelto dall’Opera Pia e dalla cooperativa Progetto Solidarietà per dire la loro sugli anziani dell’ospizio intolleranti e sull’assistente in prova sgradita per il colore della pelle. 

 

E dopo 48 ore di cautele, anche la Curia e il sindaco, entrambi “azionisti” dell’Opera pia Mastai Ferretti, rompono gli indugi. «Si è trattato di un equivoco - dichiara il vescovo Franco Manenti -. Esprimo piena fiducia al presidente della Fondazione e alla cooperativa. Il disagio vissuto dalla signora Fatima, per cui mi dispiaccio, conferma la necessità di un impegno per l’integrazione». Stessa linea per Mangialardi: «Mi dispiace che abbia vissuto la vicenda in questo modo e le sono vicino. È stato un increscioso equivoco».

Arrabbiata e delusa, Fatima Sy si è presentata senza invito alla conferenza stampa convocata nei saloni dell’Opera Pia Mastai Ferretti, nello stesso edificio dove gli ottuagenari che accudiva non volevano essere toccati da una nera. La mamma senegalese, 40 anni, in Italia da 15, ha continuato a sfogarsi, liberandosi di un peso che non aveva mai confidato in pubblico: «Ho sopportato il peggio in questa città, ho anche subito uno stupro e sono stata segregata - la sua denuncia choc nei corridoi del palazzo di via Cavallotti - mi sento discriminata e il fatto di essermi vista negare questo lavoro, per via delle battute sul colore della mia pelle, l’ho avvertito come una porta in faccia».
Lavorava in una struttura ricettiva di Senigallia, nel 2009. «Il proprietario, che ancora mi deve pagare, ha approfittato di me - ha svelato -. Non sapevo cosa fare ma ho raccontato tutto alle forze dell’ordine». Fatti però che a un primo riscontro non risultano alle forze dell’ordine, che non hanno tracce di denunce formali. 

Prima di lei, i suoi datori di lavoro mancati (quattro giorni in prova) avevano ammesso al massimo una leggerezza comunicativa: per essere trasparenti, hanno fatto esplodere un caso nazionale, mentre volevano solo tutelare Fatima. «C’è stato un difetto di comunicazione - ha spiegato Mario Vichi, presidente dell’Opera Pia - ma questo episodio ci fa male perché non rientra nel nostro spirito. La porta per Fatima rimane aperta». Nella casa di riposo del resto, hanno fatto notare, lavorano molti stranieri, arrivati da Nigeria, Tunisia, Marocco, India e Albania. La casa di riposo ospita 240 anziani di cui 180 non autosufficienti e 85 con l’Alzheimer. Qualcuno si sarebbe lasciato andare a commenti fuori luogo dettati solo dalla demenza senile. 

«È capitato anche a me di venire insultato - ha aggiunto Vichi- noi avvisiamo sempre il personale che può succedere ma la cooperativa ha pensato che, per evitare questa umiliazione a Fatima, fosse meglio trovarle un’altra soluzione». «Era stata presa in prova per due mesi - le parole di Paola Fabri, presidente di Progetto Solidarietà - per maggio e giugno.

La coordinatrice, saputo di quelle frasi degli anziani, ha voluto tutelarla. Stavamo aspettando il 2 maggio per proporle un’altra soluzione. Forse è stata una nostra ingenuità dire a Fatima di quelle battute». Il 10 maggio ci sarà un nuovo incontro per trovare una soluzione, mentre ieri mattina, fuori dalla casa di riposo, i ragazzi dello Spazio Autogestito Arvultùra hanno fatto un sit-in. «Non è un incidente di percorso».

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