«Mi dispiace, ero troppo innamorato»
Mazzoni condannato, niente stangata

«Mi dispiace, ero troppo innamorato» Mazzoni condannato, niente stangata
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Martedì 29 Maggio 2018, 05:55
SENIGALLIA - Il pm aveva chiesto una condanna a sei anni di reclusione al termine di una requisitoria dove non ha esitato a paragonare la personalità di Jurgen Mazzoni a quella di Norman Bates, il protagonista del celebre Psyco di Hitchcock. Nonostante il richiamo al cinema e la similitudine inquietante con uno dei personaggi più popolari messi in scena dal maestro britannico, la stangata è stata evitata. 

Il 42enne senigalliese, a processo per stalking nei confronti di una studentessa di 24 anni e con un passato pesante sulle spalle derivato dall’uccisione nel 2001 della moglie Federica Gambardella, è stato condannato a tre anni e mezzo di reclusione. Uno sconto di pena rispetto a quanto chiesto dalla procura dato dall’equivalenza tra le aggravanti e le attenuanti generiche. Il giudice Elisa Matricardi ha però riconosciuto la recidiva che il pm aveva contestato perché nel delitto di stalking ha ravvisato la stessa indole del reato che l’aveva portato per la prima volta in carcere con l’accusa di omicidio volontario. 

 


Alle parte civili andranno in totale 50 mila euro: 30 mila alla 24enne, assistita dall’avvocato Ruggero Tomasi, 20 mila ai suoi genitori, rappresentati in udienza dal legale Mary Basconi. Il giudice, che depositerà le motivazioni della sentenza entro 40 giorni, ha anche stabilito il pignoramento di quanto era stato sequestrato all’inizio del processo: l’auto dell’imputato, il suo stipendio (lavorava in una ditta del Senigalliese), e il tfr. Mazzoni, difeso dall’avvocato Andrea Natalini, era presente in udienza. Scarpe scure, camicia, jeans e capelli corti, il suo sguardo non ha mai incrociato quello della sua vittima, seduta qualche metro più indietro del suo aguzzino assieme ai genitori. Prima della discussione delle parti, Mazzoni ha voluto sottoporsi all’esame dell’imputato: «Sono dispiaciuto per quello che è successo – ha detto – ma ero innamorato e ferito dal fatto che il mio amore non fosse corrisposto».
Ha ammesso davanti al giudice il comportamento persecutorio tenuto con la studentessa tra la fine dell’estate 2016 e il novembre 2017. Era stata lei stessa a sporgere denuncia alla polizia a causa del pressing esercitato da Mazzoni, colpito prima da una misura cautelare che lo ha spinto agli arresti domiciliari e poi da un’altra che lo ha portato in carcere. Da quanto ricostruito, i due si erano conosciuti a una cena di amici comuni. Aveva dato il via a una frequentazione. Amicizia per lei. Amore sfociato nell’ossessione per lui.

Il sentimento non corrisposto gli avrebbe fatto perdere la testa, tanto da spingerlo a perseguire la 24enne con messaggi minatori e lettere inquientanti. In una erano contenuti quattro proiettili. Nell’altra, mai arrivata a destinazione, c’era la promessa di tagliare la testa alla ragazza e conservarla con la formalina fino alla data, a metà agosto, del suo compleanno. La notte dell’ultimo arresto, gli agenti avevano trovato in casa di Mazzoni un arsenale tra armi da taglio, fucili ad arma compressa e un cappio nascosto sotto il letto. Mazzoni era stato intercettato mentre parlava tra sé e sé in auto del proposito di uccidere la sua vittima. Proprio come il protagonista di Psyco. 
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