SENIGALLIA - C’è anche un sacerdote tra i pochi selezionati per il trattamento con gli anticorpi monoclonali. Si tratta di Maurizio Gaggini, ex cappellano dell’ospedale ora in pensione. Tra pochi giorni compirà 74 anni, è in quarantena perché positivo. «Ero convinto di aver preso il raffreddore – racconta don Maurizio – alla vigilia di Pasqua ero andato a confessare a Belvedere Ostrense. Avevo aperto il finestrone per far circolare l’aria ma era una giornata fredda. La mascherina non l’ho mai tolta. Già dal giorno di Pasqua ho iniziato ad avere il raffreddore che ho cercato di curare come facevo abitualmente». Non era allarmato. Aveva preso tutte le precauzioni tra mascherina, distanze e mani continuamente igienizzate.
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Dopo un paio di giorni è arrivata la febbre. «Avevo 37,2 – prosegue – non era alta ma ho informato il medico, convinto ancora avessi l’influenza. Ero stato attentissimo mi sembrava impossibile aver preso il Covid. Il dottore però per precauzione mi ha fissato un tampone e il 9 aprile è arrivato l’esito: ero davvero positivo». Don Maurizio rientrava tra i soggetti a rischio avendo altri problemi di salute. Per questo motivo è stato selezionato per la terapia. «Lunedì mi hanno fatto una flebo che è durata circa un’ora ma non ho sentito nulla. Un medico dell’Usca mi ha già chiamato tre volte per sapere se avessi sintomi. Gli ho detto che si, uno ne avevo. Una grande vitalità. Mi sento rinato».
Il sacerdote attende di tornare negativo per salire di nuovo in bicicletta.