CORINALDO - Si svolgerà, molto probabilmente, su due piani diversi ma paralleli il procedimento bis sulla strage della Lanterna Azzurra di Corinaldo. Se una parte dei 19 indagati (18 persone e la Magic srl, società che gestiva il locale) è intenzionata a procedere con il dibattimento in caso di rinvio a giudizio del gup Francesca De Palma, una buona fetta propenderebbe per il rito alternativo.
È lo spaccato emerso ieri mattina nel corso del primo “round” dell’udienza preliminare sul filone d’inchiesta legato alle autorizzazioni e agli aspetti di sicurezza della discoteca trasformatasi l’8 dicembre 2018 in una trappola mortale dove persero la vita 6 persone (cinque minori e una mamma di 39 anni) e ne rimasero ferite oltre 200.
Eventuali riti alternativi non sono ancora stati formalizzati.
Procederanno con l’ordinario i componenti della Commissione di Vigilanza (il sindaco di Corinaldo Matteo Principi, Rodolfo Milani, del Comando provinciale dei vigili del fuoco, Francesco Gallo, rappresentante dell’Asur Senigallia, Massimiliano Bruni, perito esperto in elettronica, Stefano Martelli, responsabile del Servizio di polizia locale e Massimo Manna, responsabile dello Suap) che nell’ottobre 2017 rilasciò al locale la licenza di pubblico spettacolo pur, dice la procura, non avendone i requisiti.
A rischio processo anche Quinto Cecchini, altro socio della Magic, il responsabile della sicurezza Gianni Ermellini e due consulenti esterni: Maurizio Magnani e Francesco Tarsi. Sono state una quarantina le costituzioni di parte civile presentate (su 210 parti offese), tra cui quelle dei familiari delle sei vittime, del Codacons e di alcuni feriti. Dieci di questi ultimi hanno avanzato un risarcimento complessivo di 700mila euro. Udienza rinviata al 30 settembre.