Calci e pugni, un vero e proprio inferno in casa: marito orco finisce a processo

Calci e pugni, inferno in casa: marito orco finisce a processo
Calci e pugni, inferno in casa: marito orco finisce a processo
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Venerdì 7 Febbraio 2020, 05:55

SENIGALLIA - Per anni avrebbe maltrattato la moglie, tra violenze fisiche e psicologiche, mortificandola con calci, pugni e minacce continue. Un inferno denunciato dalla vittima, una tunisina di 65 anni residente a Senigallia, la scorsa estate, al termine dell’ennesimo sopruso subito tra le mura domestiche dal marito, un connazionale di 58 anni con il vizio dell’alcol. All’uomo è stata prima inflitta dal gip la misura cautelare del divieto di avvicinamento alla consorte. Poi, la procura ha chiesto il rinvio a giudizio. Ieri mattina, si è materializzato con la decisione del gup Paola Moscaroli: il nordafricano affronterà il processo il prossimo 24 giugno davanti al collegio penale.

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Tre le accuse da cui dovrà difendersi attraverso l’avvocato Ruggero Tomasi: maltrattamenti in famiglia, lesioni personali e violenza sessuale. Quest’ultima contestazione fa riferimento a un solo episodio, collocato dalla vittima nel luglio 2019. La donna, nel corso dell’udienza preliminare, ha deciso di costituirsi parte civile contro l’uomo con cui ha condiviso oltre vent’anni di matrimonio, la maggior parte dei quali vissuti in Italia. Stando a quanto raccontato all’epoca della querela sporta agli agenti del Commissariato, sarebbe stata la costante ubriachezza a scatenare l’ira del marito nell’appartamento che i due condividevano fino alla decisione del giudice – presa lo scorso settembre – di vietare qualsiasi contatto tra le parti.

La procura contesta all’imputato insulti, minacce e soprusi, tali da rendere insostenibile la vita domestica e la quotidianità della persona offesa. È soprattutto prima della querela che il 58enne si sarebbe accanito contro la moglie. Una volta, era maggio 2018, era finita al pronto soccorso dopo essere stata percossa con calci e pugni. Le botte subite l’avevano fatta cadere violentemente a terra. I medici, in quell’occasione, avevano stilato una prognosi di 15 giorni. A giugno 2019, invece, per la procura aveva tirato contro la moglie un pesante portacenere, provocandole un trauma cranico. Tutti i maltrattamenti contestati dalla procura sarebbero avvenuti tra le mura domestiche. L’imputato ha sempre respinto ogni contestazione. Sicuro di poter chiarire gli addebiti a dibattimento, non ha scelto di procedere con riti alternativi che avrebbero potuto alleggerire la pena in caso di un’eventuale condanna. Stando alla difesa, «sono molti gli aspetti da chiarire in questa vicenda».

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