Anziani, rivolta contro l’assistente
«È nera, non può lavorare qui»

Anziani, rivolta contro l’assistente «È nera, non può lavorare qui»
di Sabrina Marinelli
4 Minuti di Lettura
Giovedì 3 Maggio 2018, 04:05 - Ultimo aggiornamento: 20:04
SENIGALLIA - Derisa da alcuni anziani per il colore della pelle, Fatima Sy non ha ottenuto il lavoro nella casa di riposo dove era stata presa in prova. Dalla cooperativa però assicurano che verrà collocata in un’altra struttura. La 40enne senegalese, residente in città da quindici anni, ha lavorato alcuni giorni presso l’Opera Pia Mastai Ferretti di via Cavallotti in centro storico. E’ stata oggetto di battute pesanti del tipo “ecco un’altra nera” da parte di alcuni ospiti particolarmente ribelli e scherzosi. Frase, questa, che non sarebbe stata pronunciata con cattiveria. 
«Ho fatto la prova e pensavo fosse andata bene - racconta Fatima Sy – però dalla cooperativa mi hanno detto che non potevano farmi il contratto perché alcuni ospiti si erano lamentati per il colore della mia pelle. È assurdo. Sono nera e quindi non posso lavorare. Io di battute di questo tipo nei miei confronti non ne ho sentite anche se mi avevano messo in guardia altre operatrici. Non ce l’ho però con gli anziani, se le fanno bisogna anche passare oltre e non dargli peso». È il terzo lavoro perso dalla donna negli ultimi mesi. Non ha superato la prova nemmeno in un albergo, dove hanno preferito un’italiana a lei, e neanche in un’impresa di pulizie perché pare che nel condominio non gradissero straniere. Un dolore immenso, difficile da accettare. Diversamente dall’ultimo caso però i datori di lavoro si erano limitati a dirle che non aveva superato la prova. Questa la versione ufficiale. Dalla cooperativa Progetto Solidarietà non hanno voluto prenderla in giro, visto che oltretutto come persona era piaciuta molto, e le hanno detto la verità. A volte una bugia fa meno male della cruda realtà ma va apprezzata la schiettezza. 

«Ho due figli in Senegal che non vedo da otto anni - spiega Fatima - sono arrivata a Senigallia 15 anni fa tramite il ricongiungimento familiare perché mio marito lavorava qui. Poi ci siamo lasciati e siccome io non potevo mantenerli li ha mandati in Senegal da sua madre. Io lì non ho più nessuno. Mi era rimasta mia madre che è morta nei mesi scorsi e non sono nemmeno potuta andare al suo funerale perché non potevo permettermi il viaggio». Fatima spera di trovare un lavoro stabile che possa consentirle un giorno di riportare in Italia i suoi bambini di 10 e 11 anni. La sua vita ormai è qui. Diplomata in ragioneria ed iscritta alla facoltà di Scienze politiche, ha lavorato anche con i disabili, ed è stata per tanti anni legale rappresentante dell’Associazione multietnica. Un volto noto in città. Sempre attiva in tante battaglie ma ora si sente messa da parte. Sfiduciata.

«Comprendo che sia rimasta male per quanto accaduto e mi dispiace molto – interviene Paola Fabri, presidente della cooperativa Progetto Solidarietà – ma non la lasceremo sola. Abbiamo valutato che non fosse la situazione ideale per lei all’interno della casa di riposo. È una ragazza giovane, carina, molto affabile e le esternazioni di qualche ospite, sicuramente non dette con cattiveria, l’avrebbero potuta mettere a disagio. Non ci sembrava l’ambiente adatto a lei. Non abbiamo dato seguito al suo incarico lì solo per tutelarla. Abbiamo altre strutture sempre in città dove potrà lavorare. Ci era già accaduto in passato con una ragazza del Camerun – aggiunge - che aveva avuto problemi per questo motivo poi, appena assunta in ospedale come infermiera, è andata via». Fatima era stata chiamata per delle sostituzioni.

Un contratto a tempo determinato. La cooperativa assicura che il lavoro lo avrà ma da un’altra parte. «La parola razzismo nemmeno la voglio sentire pronunciare – interviene Mario Vichi, presidente dell’Opera Pia Mastai Ferretti – abbiamo anche altro personale extracomunitario quindi per noi vanno bene tutti. A volte purtroppo qualche anziano conservatore si lascia andare a commenti fuori luogo. La cooperativa mi aveva chiesto se poteva proporre come assistente una ragazza di colore e avevo detto che non c’era alcun problema. Mi dispiace per come siano andate le cose e sicuramente se è stata allontanata è accaduto per tutelarla e non creare un caso, non certo perché qui non possono lavorare persone straniere». Ieri nell’ospizio è arrivata un’altra ragazza in prova. C’è stato chi si è chiesto come mai Fatima non ci fosse più. Le sensibilità delle persone sono diverse e se pochi si sono lasciati andare a qualche frase infelice, va detto che i più si erano già abituati a lei. Nessuno ha chiesto che venisse mandata via ma forse il clima in cui avrebbe dovuto lavorare non è stato valutato ottimale dalla cooperativa, che aveva altre mansioni da proporle. La chiameranno presto assicurano per un altro impiego.
© RIPRODUZIONE RISERVATA