Sassoferrato, prof ucciso a coltellate
Aggressore in fuga. Movente: la gelosia

Sassoferrato, prof ucciso a coltellate Aggressore in fuga. Movente: la gelosia
di Marco Antonini
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Domenica 29 Gennaio 2017, 07:06 - Ultimo aggiornamento: 18:20
SASSOFERRATO - Un uomo che barcolla, cerca appigli agitando le braccia nell’aria, attraversa la strada con le ultime forze e s’accascia sul marciapiede. Un altro che sale di corsa in auto e scappa sgommando verso Genga. La vittima e il suo assassino, capace di colpirlo almeno cinque volte con un coltello lungo e affilato. «C’era sangue dappertutto», racconterà poco dopo un testimone. Alessandro Vitaletti, insegnante di lettere di 48 anni, figlio dello storico preside Domenico, è morto mentre un’ambulanza del 118 ha provato a salvarlo correndo verso l’ospedale Profili di Fabriano. 
 
Via Buozzi di Sassoferrato si è trasformata, in un attimo, in un palcoscenico dove vita e morte si sono affrontate. Un freddo pomeriggio di gennaio, con i monti ancora innevati, ha fatto da sfondo alla tragedia che si è consumata in pochi minuti poco distante dal piazzale della stazione di servizio, lungo uno stradone che taglia in due l’abitato di quello che a Sassoferrato chiamano il Pincetto.

C’è già un sospettato, un uomo o ricercato dai carabinieri della Compagnia di Fabriano e del Reparto operativo di Ancona per tutta la serata e poi nella notte. Dalle prime testimonianze raccolte dai militari, si tratterebbe di un omicidio passionale scatenato dalla gelosia.

 

Sembra che l’assassino, separato da poco tempo, sospettasse che l’ex moglie fosse attratta dal professore, se non addirittura avesse con lui una relazione. Tutto è iniziato alle ore 17,30 quando la vittima, da alcuni anni in servizio come professore di lettere presso l’istituto comprensivo di Serra San Quirico, si ferma per fare benzina al distributore situato poco lontano dal centro storico sentino. Nel giro di pochi minuti la scena da far west con i clienti delle attività commerciali situate lungo la strada che non si sono rese conto di nulla fino a quando non hanno visto l’uomo insanguinato che ha chiesto aiuto prima di svenire a terra sul marciapiede. Dalla ricostruzione è emerso che dal bar situato nelle vicinanze è uscito un uomo di mezza età che ha attraversato la strada per andare a parlare con un venditore ambulante che si trovava nei paraggi.

Proprio in quel momento si sarebbe accorto della presenza di Alessandro Vitaletti, separato da anni e padre di due rgazzini, che stava facendo, con la sua Alfa station wagon, rifornimento di carburante. L’aggressore, quindi, avrebbe chiamato il prof che lo ha subito raggiunto. Durante quei cinquanta metri che hanno separato la vita dalla morte, l’omicida avrebbe estratto il coltello e ha ridotto in fin di vita il professore che ha provato, inutilmente, a difendersi. Cinque i colpi agli arti inferiori, al torace e alle mani mentre Alessandro, disperatamente, ha provato a difendersi. Poi la corsa contro il tempo: una donna l’ha visto tutto insanguinato, ha gridato dallo spavento e dal bar alcuni clienti sono usciti e si sono diretti verso il prof per soccorrerlo. La prima impressione è che un’auto l’avesse investito poco lontano, ma appena si sono avvicinati all’uomo hanno visto i segni delle coltellate e il sangue che stava ancora uscendo a fiotti. Hanno chiamato il 118, ma era già in arresto cardiaco.

I sanitari hanno tentato di rianimarlo a terra con un massaggio cardiaco, l’ambulanza è partita a sirene spiegate, ma Alessandro Vitaletti è morto durante il tragitto verso l’ospedale di Fabriano. Sassoferrato sotto choc ancora prima di apprendere che Alessandro non è riuscito a sopravvivere a quell’agguato. I carabinieri della stazione locale con i rinforzi giunti dalla città della carta hanno delimitato l’area dove Alessandro è stato aggredito e dove è stato soccorso e hanno ascoltato diverse persone che in quei momenti si trovavano in via Buozzi.

Da ieri sono sul posto anche gli investigatori del Reparto operativo di Ancona guidati dal maggiore Americo Di Pirro. Del presunto uccisore ricercato in tutto il comprensorio, fino a notte fonda, nessuna traccia. Alcuni passanti l’avrebbero visto allontanarsi con un’utilitaria verso Genga. Non è stata ritrovata neanche l’arma del delitto. I militari l’hanno cercata per tutto il pomeriggio vicino alla scena del crimine, nei contenitori della raccolta differenziata e in tutta via Buozzi. I carabinieri continueranno ad ascoltare i testimoni. I sospetti si sono concentrati su un uomo che lavora nell’edilizia, di mezza età, che è stato visto allontanarsi. Determinante, ai fini dell’inchiesta, il racconto di un uomo che si è trovato sulla scena del delitto quasi in contemporanea. Spaventato, ha dichiarato di aver visto la vittima che stava attraversando la strada prima di cadere a terra in una pozza di sangue e il presunto assassino che è andato via di tutta fretta con un’utilitaria. Tutti gli elementi raccolti sembrano confermare che a scatenare l’omicida sia stato il movente passionale: il ricercato, infatti, si era separato da poco tempo e sospettava che l’ex moglie avesse una simpatia per il povero professore che se ne è andato a soli 48 anni lasciando nel dramma della disperazione due figli.
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