Il sindaco Cesarini guarito dal Covid dopo aver ceduto la sua dose di vaccino: «È la fine di un incubo»

Il sindaco Cesarini guarito dal Covid dopo aver ceduto la sua dose di vaccino: «È la fine di un incubo»
Il sindaco Cesarini guarito dal Covid dopo aver ceduto la sua dose di vaccino: «È la fine di un incubo»
di Talita Frezzi
3 Minuti di Lettura
Giovedì 8 Aprile 2021, 11:25

SANTA MARIA NUOVA  - «E’ la fine di un incubo». Così il sindaco di Santa Maria Nuova Alfredo Cesarini in un post su Facebook nell’annunciare le sue dimissioni dall’ospedale Carlo Urbani e la guarigione dal Covid. Una battaglia durata quattro settimane. Si era ammalato dopo aver scelto di cedere la sua dose di vaccino a un funzionario comunale, nonostante avesse giustificabili ragioni sanitarie.

LEGGI ANCHE:

Si sente male in bicicletta su una strada di campagna, trovato morto da una donna a passeggio

«Sono stati giorni duri, difficili, carichi di tensioni fisiche e psicologiche», fa sapere Cesarini in un lungo post in cui ricorda il primo giorno e la prima notte «passati al pronto soccorso (erano i giorni dei tanti ricoveri). Finire all’ospedale e vivere l’esperienza della positività al Covid ti scalfisce l’anima ancor prima che il fisico. Si vive una dimensione surreale dove il tuo male si aggiunge a quello di chi ti sta accanto, fondendosi insieme e diventando tutt’uno. Ero in una camera con un ragazzo 30enne con il casco per la respirazione forzata. È stato un incubo». 
Continua il sindaco: «Un incubo che ancora mi perseguita.

I rumori del respiratore, le sofferenze ed i lamenti di quel povero Cristo mi sono rimasti dentro. Questa situazione mi ha colpito nel profondo. La prima settimana di ricovero è stata terribile. Ho temuto per la mia vita ed ho avuto paura di non farcela. Questo virus non genera una normale malattia, ma è una roulette russa, non sai cosa può accaderti domani e questo è destabilizzante».

«Dopo 27 giorni finalmente la luce si è accesa», prosegue Cesarini, che ringrazia i sanitari ed il personale. «Mi sono sentito veramente assistito sotto il profilo sanitario, ma anche sotto quello umano e psicologico. Mi auguro che la proposta per il Nobel al nostro personale sanitario nazionale vada a buon fine perché se lo meritano, chi come me ha vissuto questa realtà non dimenticherà mai queste persone. Ora - conclude il suo lungo post - è tempo di guardare avanti e di riprendersi la vita».

© RIPRODUZIONE RISERVATA