Massimo, il pescatore che sussurra ai moscioli. Ecco tutti i segreti della pesca a Portonovo

Massimo Mengarelli con il suo marinaio Federico
Massimo Mengarelli con il suo marinaio Federico
di Roberto Senigalliesi
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Domenica 13 Giugno 2021, 04:40 - Ultimo aggiornamento: 17:31

ANCONA - Non è solo un pescatore di moscioli. Perché lui, Massimo Mengarelli con il mosciolo selvatico di Portonovo, ha un rapporto speciale. Simbiotico. Con il mollusco ci parla, gli sussurra nel guscio, lo accarezza e lo coccola, controlla il suo stato di salute. La sua è una vita passata a pescare il mosciolo selvatico, tra il Trave, lo scoglio della Vela e le Due Sorelle.

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Un lavoro, un mestiere ma soprattutto una passione, da quando aveva 12 anni.

Adesso ne ha 60 e non ha perso il suo rapporto con il mitile che si riproduce naturalmente attaccato agli scogli sommersi e che dà identità a questa zona incontaminata del Conero.


Quando ha cominciato?
«Avevo 12 anni e mi sono subito appassionato. A Portonovo, in quel periodo non c’era segno di attività balneare o turistica. C’erano solo i pescatori, il ristorante Emilia e poi Il Molo, poi il bar Ramona dello stesso Nedus Emergenti. Erano altri tempi. Solo successivamente è iniziato il turismo, ma solo il sabato e la domenica e per pochi intimi».


Cosa significa per lei essere pescatore di moscioli?
«Con il tempo è diventata una professione ma la molla principale era, e rimane, la passione per il mare. Ho continuato ad immergermi fino all’età di 20 anni, poi per una decina ho lavorato da Davanzali come sub, pur pescando i moscioli in estate. Quindi a 30 anni la decisione: dedicarmi solo al mosciolo. Una decisione difficile, per un lavoro faticoso, poco remunerativo, spalmato solo in alcuni mesi dell’anno ma pieno di soddisfazioni. Oggi fra tasse, contributi per me e per il mio marinaio Federico, rimane poco in tasca. Ma non mi lamento. Ho scelto io questo mestiere e sono orgoglioso di farlo».


A che ora inizia al mattino e quante ore si immerge?
«Alle 5,30 sono sott’acqua e vi rimango per almeno 5 ore portando a terra, alla Cooperativa, ogni giorno fra i 400 ed i 600 kg di moscioli. Stare sott’acqua è bellissimo, c’è silenzio e posso parlare con i miei amici molluschi, in intimità. Spesso li apro già in acqua, poi seguo il loro percorso a terra, chiedendo ai vari ristoratori se erano squisiti o meno. Oramai pescare il mosciolo è diventata una mania, che ha attaccato anche la mia famiglia. Mia moglie Mariangela, le mie figlie Jessica e Giulia. Una passione di famiglia che si tramanda».


Perché in questa zona il mosciolo attecchisce così tanto?
«Perchè il Trave, e le zone vicine, sono come una mamma per i molluschi. Lasciano il seme (per riempire uno scoglio bastano 3 moscioli) emettendo una sorta di latte che in un paio d’anno permette al mollusco di crescere e svilupparsi. Spesso provvedo a radire gli scogli, proprio come un contadino fa con i suoi alberi da frutto, proprio per impedire che diventino troppo grandi e perdano il gusto e la loro fragranza. Un gusto che spesso varia a seconda del luogo in cui lo si raccoglie. Per il gioco delle correnti che rende quasi ogni mosciolo come un pezzo unico. Inimitabile».

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