Marcello spinge la svolta green di Portonovo: «Taxi-boat da Ancona e navette elettriche per scendere nella baia»

Marcello Nicolini titolare del ristorante Il laghetto a Portonovo
Marcello Nicolini titolare del ristorante Il laghetto a Portonovo
di Maria Cristina Benedetti
5 Minuti di Lettura
Domenica 6 Giugno 2021, 04:15

ANCONA - Nella premessa c’è profumo di buono. «Mi perdoni, la richiamo tra un momento, che tiro fuori il pa’ dal forno». Marcello Nicolini sugli ingredienti non tralascia i particolari. «È un impasto, speciale, che arriva dalla Puglia». Sembra di sentire la fragranza che esce dalla cucina hi-tech, per riempire la bella sala del suo Laghetto a Portonovo, che pare un antico veliero. Più mito che ristorante.

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Uno scrigno di natura che incanta, il mare nel quale perdersi con lo sguardo, i sapori sublimi della tradizione. L’alchimia di Portonovo ispira ottimismo. Si riparte: si può o si deve?

«Si deve, perché si continua ad andare avanti seppur nella consapevolezza che le regole sono altre».


Il Covid ci ha consegnato la lezione del futuro: mai più senza cosa?
«La natura. È stato uno stop forzato, una brusca frenata, che ha fatto comprendere che non siamo, e non siamo mai stati, i padroni di tutto.

Avevamo esagerato. Ora basta». 

Per lei, che non ha potuto evitare l’incontro ravvicinato con il virus, che mondo sarà?
«Migliore. Non so come. È stato un male che ha ferito più il morale che il fisico. In quel letto d’ospedale ho provato la sensazione d’essere molto fragile. E da questo sentire che possiamo e dobbiamo ricominciare. Diversi. Non cambierà l’indole di ognuno di noi, però la coscienza, la cognizione sì».


Arriva in fondo all’anima. Risaliamo. I problemi della Baia escono amplificati o ridimensionati da questo anno e mezzo di isolamento? 
«Sono sempre gli stessi. Se sfoglia i giornali da vent’anni a questa parte, i titoli si ripetono, identici: che caos, allarme auto, sos parcheggi. Il che significa che non abbiamo fatto, oppure abbiamo fatto molto poco. Ripeto: dobbiamo tornare a respirare la natura».


Passiamo alla messa in pratica. Un imprenditore del turismo vorrebbe i taxi boat per collegare Ancona a Portonovo, per decongestionarla. Da uno a dieci, che voto a quest’idea?
«Dieci, senza dubbio. S’immagina la meraviglia di partire dal porto dorico, di costeggiare le grotte e di arrivare fin qui dal mare? Già così sarebbe una mezza vacanza. Certo, poi si dovrebbe affrontare il problema degli attracchi. Dove, come?».


Che fa, marcia indietro?
«Tutt’altro. Dico che da qualche parte si deve pur cominciare».


Aggiungerebbe qualche altro elemento alla formula per esaltare questa insenatura da sogno?
«Un parcheggio scambiatore a monte, in grado di contenere il doppio delle vetture di oggi. A raso o sotterraneo, poco cambia. E poi ci vorrebbero le navette elettriche a fare la spola».


La sua tavola, gusto&fascino, cosa aggiunge al teorema della ripartenza? Più clienti di sempre o più volti nuovi?
«Entrambi. Prima della pandemia, il turismo rappresentava l’80% del totale, mentre ora sono tornati i villeggianti locali. Direi che abbiamo raggiunto l’equilibrio. Fino a una decina di giorni fa, quando sulla spiaggia ancora non c’erano lettini e ombrelloni, potevamo allargarci. Ora con la stagione avviata e le regole dei distanziamenti, tra dentro e fuori, arriviamo a una sessantina di persone».


Si lamenta? 
«No, va benissimo. Sono tantissimi, semmai siamo stati noi a essere impreparati ad accoglierli. La squadra, in partenza, non era al completo. Si lavora e abbiamo la fortuna di farlo in un luogo come questo». 


Essere incastonati in un parco regionale che attenzioni reclamerebbe da parte dei gestori?
«Abbiamo il dovere di preservare le colline che scendono, dolci, in Adriatico. Sono trent’anni che appartengo a questo posto, d’inverno e d’estate. Ogni giorno è diverso ed è ancora in grado di emozionarmi». 


Vaccini, protocolli, responsabilità personale: qual è la sua scala di priorità?
«Serve tutto e tutto insieme».


Quanto terrà la mascherina?
«Il più possibile. Mettiamole carine, che ci facciano sorridere, ma indossiamole. Ricordiamoci che, in questi mesi difficili, in tanti casi ci hanno salvato dal Coronavirus, ma anche dall’influenza e dalle allergie. Abituiamoci».


Un’altra lezione?
«Da non scordare mai».


Libertà sperata o raggiunta. Che viaggi farà?
«Partiamo dall’assunto: la libertà fa apprezzare tutto. Quando potrò tornerò a varcare i confini nazionali. Ma, lo ammetto, ho voglia d’Italia. In questa epoca della vita vado al contrario. Ora desidero girare le regioni, il nostro è un bel paese». 


Magari con vista mare.
«Sempre».

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