Dai traghetti fumo e veleni, i residenti del centro di Ancona sono soffocati: «Basta, così non si va avanti»

Dai traghetti fumo e veleni, i residenti del centro di Ancona sono soffocati: «Basta, così non si va avanti»
Dai traghetti fumo e veleni, i residenti del centro di Ancona sono soffocati: «Basta, così non si va avanti»
di Federica Serfilippi
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Giovedì 11 Agosto 2022, 03:35

ANCONA -  Una coltre di fumo denso e nerastro che si alza dalla ciminiera della nave e si propaga come una macchia per il porto, arrivando a ridosso della abitazioni e degli esercizi commerciali del centro. È l’immagine, non proprio da cartolina, che quest’estate si è impressa a cadenza regolare nel cielo dorico. Un’immagine, con via via protagoniste navi di diversa stazza, che inevitabilmente ha innescato (di nuovo) una riflessione sul rapporto tra scalo e città, pieno di vantaggi, ma anche di inevitabili disagi. 


Le richieste


Lo sanno bene i membri del comitato porto-città di Ancona che da tempo chiedono di arginare il rischio inquinamento prodotto all’interno del più grande bacino commerciale-turistico del capoluogo dorico.

Nelle ultime settimane, sulla pagina social del gruppo non sono mancati video e immagini delle nubi lasciate dai fumaioli. «Nelle altre città portuali - dice Anna Scalembra, una delle referenti del comitato - le amministrazioni protestano per i fumi provenienti dalle navi, da noi invece si osannano. Ci siamo arrogati il diritto di far sentire la nostra voce per l’assenza della politica. C’è poca considerazione, forse per cieca fiducia e non per cattiva volontà, nei confronti dei residenti ma bisogna fare lo sforzo di capire che la città è sul porto e quindi trovare soluzioni condivise, non si può andare avanti così». Talvolta, i residenti del centro, trovano polvere scura sui davanzali delle case. La svolta green, però, sembrerebbe essere a un passo, con il progetto dello spostamento dei traghetti nell’area degli ex silos, l’elettrificazione delle banchine e la realizzazione di impianti fotovoltaici sugli edifici portuali. Interventi finanziati in parte dai fondi del Mite. Basteranno per la transizione energetica? «Bene l’elettrificazione delle banchine - ancora Scalembra - ma così non si risolvono tutti i problemi. Ad oggi la necessità di elettricità è talmente alta che la produzione a monte sarà comunque inquinante. Basti pensare che per una grande nave da crociera, il consumo di elettricità quotidiano è di 12 mw, l’equivalente di quanto consuma in media una famiglia italiana in quattro anni. E poi, per l’intervento, si parla della fine del 2026. Intanto, che facciamo?». 


Le proposte


Le proposte del comitato: «Sono da mesi che invochiamo la necessità di incentivare i controlli per verificare che le navi utilizzino combustibili a basso tenore di zolfo quando arrivano e attraccano al porto. Alla compagnia marittima viene a costare di più, ma così si possono salvare delle vite». Stando ai parametri dell’Organizzazione Marittima Internazionale, i combustibili devono avere un contenuto massimo di zolfo dello 0,10% all’ormeggio e dello 0,50% in navigazione. Nei primi sette mesi del 2022 sono stati 38 i controlli della Capitaneria di Porto, zero le sanzioni elevate. «Le verifiche sono documentali e basate sulle analisi dei prelievi del combustibile, andrebbero estese anche sulle ciminiere». C’è poi la questione aperta del progetto del banchinamento del molo Clementino. «Non diciamo “no” alla crociere tout court, diciamo “no” alle crociere al molo Clementino. Verremmo privati di una parte di porto antico che sentiamo nostra per vedere traffico e mega navi attraccare a ridosso di due beni storici come l’Arco Clementino e l’Arco di Traiano. Non una bella immagine, anche perchè il progetto porterebbe allo stravolgimento del porto».

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