Azienda in cassa integrazione Covid, ma gli operai sono al lavoro e fatturano durante il lockdown: manutentori nei guai

Azienda in cassa integrazione Covid, ma gli operai sono al lavoro e fatturano durante il lockdown: coppia di manutentori nei guai
Azienda in cassa integrazione Covid, ma gli operai sono al lavoro e fatturano durante il lockdown: coppia di manutentori nei guai
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Giovedì 25 Novembre 2021, 09:42 - Ultimo aggiornamento: 26 Novembre, 08:42

OSIMO - La ditta di manutenzione di impianti ha usufruito della cassa integrazione straordinaria per l'emergenza Covid, ma i suoi 15 dipendenti continunavano a lavorare: denunce e sequestro per i titolari, una coppia di osimani. L'operazione è firmata dalla Finanza di Osimo, che ha messo sotto sequestro 52mila euro, cioè quanto erogato all'azienda sotto forma di cassa integrazione Covid. L'indagine, tramite l'incrocio di fatture per lavori eseguiti e testimonianze, ha dimostrato che in quel periodo, quello del lockdown della primavera scorsa, i dipendenti lavoravano regolarmente.

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La Tenenza della Guardia di Finanza di Osimo ha denunciato i responsabili di una società osimana di manutenzione impianti, che ha usufruito indebitamente della cassa integrazione guadagni, prevista nell’ambito delle misure a sostegno delle imprese colpite dalla crisi economica determinata dal Covid-19. Nel corso dei servizi volti alla verifica dei requisiti richiesti per accedere ai benefici economici riconosciuti ed erogati dallo Stato, le Fiamme Gialle osimane hanno riscontrato che un’azienda aveva richiesto l’accesso all’ammortizzatore sociale dell’integrazione salariale per tutti i suoi 15 dipendenti, che erano stati indicati come sospesi dal lavoro a causa della pandemia proprio nei mesi di marzo, aprile e maggio del 2020, periodo di piena emergenza sanitaria.

I finanzieri, invece, hanno riscontrato una situazione ben diversa dalla realtà: l’azienda, aveva emesso diverse fatture relative ad interventi prestati ai clienti; tali interventi, come rilevato dai militari, sarebbero stati eseguiti proprio dagli operai della società che, diversamente da quanto indicato nelle richieste di Cassa integrazione presentate all’Ente previdenziale, avevano invece continuato a lavorare negli stessi giorni per i quali era stata richiesta l’integrazione salariale. Il riscontro di tali condotte, oltre ai documenti contabili, è stato fornito grazie alle ulteriori minuziose investigazioni dei finanzieri, i quali hanno raccolto concreti e precisi elementi della presenza degli operai nei luoghi e nelle date di esecuzione dei lavori, come da riscontri diretti effettuati presso i fornitori e i clienti dell’azienda e da dichiarazioni rilasciate da persone informate sui fatti. Così facendo l’impresa, che contrariamente a quanto attestato non aveva interrotto l’attività né avuto un calo di lavoro, continuando a fatturare anche nel periodo del lockdown dello scorso anno, ha trovato il sistema per non sostenere il costo del personale, riversandolo sulle casse dell’Inps, con un danno per le casse dell’Ente per cinquantaduemila euro. I responsabili della frode, due coniugi osimani, sono stati denunciati per la violazione dell’art. 316 ter del codice penale – indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato - che prevede la pena della reclusione da sei mesi a tre anni. Il Giudice per le Indagini Preliminari di Ancona, su richiesta della Procura della Repubblica di Ancona che ha coordinato le indagini, ha emesso un provvedimento di sequestro preventivo per l’intero valore indebitamente percepito che è stato eseguito sulle disponibilità finanziarie e su un immobile riconducibile agli indagati.

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