Osimo, Daniel morto a 19 anni, mamma
disperata: «Ancora non so perchè»

Osimo, Daniel morto a 19 anni, mamma disperata: «Ancora non so perchè»
di Giacomo Quattrini
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Giovedì 7 Marzo 2019, 07:22

OSIMO - I tatuaggi, i capelli rasta, la musica, il suo cane. Ecco in sintesi chi era Daniel Catarinangeli, il 19enne osimano trovato morto martedì mattina a Bologna, dove viveva da oltre un anno. Nessuno tra chi l’ha conosciuto dimenticherà il suo essere alternativo, solidale, aperto a tutti, il voler evadere da un mondo competitivo e cinico nel quale non si rispecchiava.
All’improvviso tutto questo è finito. Daniel non c’è più e a piangerlo ora sono tanti giovani, non solo di San Biagio e Offagna, dove è cresciuto e ha vissuto, ma anche di Ancona, dove spesso usciva con la comitiva di amici, e di tante altre città, quelle dove si era recato spesso per ascoltare la sua musica hardcore e dove aveva costruito forti relazioni umane. Sulla sua morte c’è ancora un velo di mistero.
  
La polizia di Bologna lo ha trovato esanime in una strada del capoluogo emiliano martedì all’alba. Il pm ha aperto un fascicolo e fatto svolgere l’autopsia per capire le cause del decesso, anche se da una prima ispezione cadaverica appare esclusa quella di una aggressione, di una morte traumatica o per suicidio. Come ha voluto precisare ieri la mamma Cristiana Bertacca: «Sono quasi due giorni che attendo informazioni, è uno strazio, sto andando ora a Bologna perché la Procura non ha ancora lasciato libera la salma di Daniel anche se l’autopsia l’hanno già fatta, non ne sappiamo l’esito ma escludo categoricamente che sia un suicidio. Daniel aveva tanti progetti, doveva tornare qui ad Ancona per rivedere i suoi amici e fratelli, dovevamo fate tante cose». La salma ieri era ancora all’obitorio dell’ospedale Sant’Orsola di Bologna, i funerali forse domani o più probabilmente sabato mattina. Daniel ha quattro fratelli da parte della madre, che vivono ad Ancona con lei, e altri tre da parte del padre, che invece sono con lui in Danimarca. Era per quel paese che sarebbe dovuto partire: «Non c’era ancora andato a trovare il padre – spiega la mamma sconvolta - doveva partire a giorni da come sapevo, Daniel era molto indipendente e da lontano non era facile stargli dietro, ma ci sentivamo spesso e appena poteva scendeva a trovarci». Il giovane infatti appena raggiunta la maggiore età aveva deciso di trasferirsi a Bologna. «Non ho potuto impedirlo, Daniel era un’anima libera, e Bologna era la sua città dei sogni, lì – spiega Cristiana - era tutto come voleva lui, società multietnica, aperta, tante occasioni di svago e lavoro, la sua musica, le sue passioni, era più facile raggiungere gli amici che aveva sparsi in tutta Italia».
Poi ammette che Daniel in questo mondo non ci si ritrovava e spesso cercava di evadere: «Chi ha avuto l’onore di conoscere mio figlio può capire che era un angelo con un grande cuore, non poteva rimanere a lungo qui con noi, non era un posto adatto ad un’anima cosi pura».

A Bologna si arrangiava con lavori saltuari ma il timore è che fosse finito in un giro di conoscenze borderline che lo potrebbero aver deviato, al punto tale da incontrare la morte.

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