Osimo, Tarik si difende ancora: «Non ho ucciso mia moglie, ho cercato di rianimarla quando non respirava più»

Osimo, Tarik si difende ancora: «Non ho ucciso mia moglie, ho cercato di rianimarla quando non respirava più»
Osimo, Tarik si difende ancora: «Non ho ucciso mia moglie, ho cercato di rianimarla quando non respirava più»
di Federica Serfilippi
4 Minuti di Lettura
Sabato 15 Ottobre 2022, 02:35 - Ultimo aggiornamento: 16 Ottobre, 07:21

OSIMO -  «Abbiamo litigato, è caduta per le scale, ma si è rialzata e poi è andata a dormire nella cameretta delle bambine. Quando la mattina seguente ho visto che non rispondeva le ho fatto la respirazione bocca a bocca. Io non l’ho uccisa, ho tentato di salvarla». Ha provato a difendersi così dal macigno dell’accusa di uxoricidio Tarik El Ghaddassi, il 41enne marocchino in carcere da martedì per aver - questa l’ipotesi del pm Daniele Paci - ucciso la moglie Ilaria Maiorano, sua coetanea, a suon di botte.

La versione del nordafricano è stata ascoltata ieri mattina a Montacuto dal gip Sonia Piermartini che, al termine dell’udienza, si è riservata sia sulla convalida del fermo che sulla misura cautelare da adottare per il 41enne.

Quasi scontato che rimanga in cella. Come ribadito già nell’interrogatorio che si è tenuto in caserma subito dopo il fermo, il 41enne ha raccontato di quel litigio furibondo avvenuto in casa nelle prime ore della notte di martedì. A scatenare gli animi, sarebbe stata la gelosia del marocchino provata nei confronti della moglie. 


Il litigio


«Ci sono stati schiaffi e spintoni - ha detto il 41enne -. A un certo punto, io volevo andarmene da casa, Ilaria ha provato a fermarmi e io mi sono divincolato. Nel momento in cui ho cercato di scrollarmela di dosso, è caduta per le scale. Si è rialzata, è andata in bagno ed è andata a dormire nella cameretta delle bimbe. Stava bene». Lui si sarebbe ritirato in un’altra camera. Nel cuore della notte, però, si sarebbe alzato dal letto e, senza aprire la porta della stanza delle figlie si sarebbe sincerato delle condizioni della moglie. «Tutto bene» le avrebbe risposto lei. «Alla mattina sono uscito per andare al lavoro, prima delle 8, e mi sono incamminato verso il bar Tavoloni. Non avendo visto mia moglie portare le bimbe a scuola (è a pochi passi dal bar, ndr) ho chiamato mia madre e mio zio». Il tam tam di telefonate ha portato Tarik e una sua parente al casolare. In cameretta, Ilaria era morta. «Ho provato a rianimarla, perché in passato avevo fatto un corso di primo intervento, ma è stato tutto inutile». Nel mentre, la chiamata al 112, l’arrivo di 118 e carabinieri. Nel casolare sulla Montefanese è stata trovata una borsa con i vestiti di Tarik, come se fosse pronto a scappare. «Scappare? E perchè mi sarei fermato a cercare di salvare mia moglie? Immaginavo sarei finito in carcere», alludendo ai precedenti collezionati per violenza sessuale, furto, resistenza a pubblico ufficiale ed evasione. 


I dubbi


La versione del 41enne, difeso dall’avvocato Domenico Biasco, ha in gran parte coinciso con le parole pronunciate martedì in caserma. Ma sono ancora tante le ombre da dissipare. In particolare: se Ilaria è caduta dalle scale ed è poi andata a letto come se nulla fosse, perché l’autopsia ha rivelato la presenza di lesioni gravi alla testa e di fratture alle braccia? E ancora: perché la mamma di Ilaria sostiene di aver parlato con Tarik alle 9.15 di quel martedì nel corso di una conversazione telefonica dove lui le ha detto che Ilaria non aveva risposto alla chiamata perché «non stava tanto bene?». Versioni contro: lui dice di non aver ucciso la moglie, la procura sostiene che la 41enne è stata uccisa da una brutale aggressione. Saranno gli accertamenti istologici e l’analisi dei cellulari a cercare di sistemare le tessere del puzzle. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA