Il vicino del calciatore-modello: «Era convinto che Alessandra lo tradisse, diceva che stava impazzendo»

Il vicino del calciatore-modello: «Era convinto che Alessandra lo tradisse, diceva che stava impazzendo»
Il vicino del calciatore-modello: «Era convinto che Alessandra lo tradisse, diceva che stava impazzendo»
di Sabrina Marinelli
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Giovedì 25 Agosto 2022, 03:40 - Ultimo aggiornamento: 26 Agosto, 08:23

SENIGALLIA - Nessuno in città poteva immaginare che quel ragazzo, tanto educato quanto vanesio, un giorno si sarebbe trasformato in un assassino. «Era un po’ che non lo vedevo – racconta un vicino di casa –, un paio di settimane fa ci siamo fermati a chiacchierare. Mi è sembrato strano. Della compagna di Bologna mi aveva detto: mi sta facendo impazzire. Era convinto che lo tradisse, così ogni tanto andava a controllare sotto casa sua. C’era stato anche la sera prima».

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Il vicino ignorava che lei l’avesse lasciato e denunciato per stalking.

Padovani ne parlava a tutti come se fosse ancora la sua fidanzata. In città della denuncia erano tutti all’oscuro.


La storia


La famiglia vive in un’abitazione lungo la Statale di Cesano. Lui e suo fratello Riccardo, stimato musicista, sono nati a Senigallia. Il padre, originario di Ancona, è in pensione. Vendeva attrezzature mediche e per un periodo si era trasferito con la famiglia in Toscana prima di tornare a Senigallia. «Giovanni è un mio cliente – racconta Mirko Errico, titolare di Maremì sul lungomare Alighieri -. Ci conosciamo molto bene. E’ un tipo vanitoso, sicuro di sé, frequenta spesso donne grandi, sempre attento al fisico. Educato e rispettoso». Sognava di diventare un grande difensore come Claudio Bonucci. «Ultimamente era strano - ricorda il titolare del locale -. Era taciturno, con lo sguardo assente e quando parlava, faceva sempre riferimento a lei. Forse era diventato geloso e ossessivo perché pensava che lei avesse altre storie. Diceva di essere innamorato ma con il fatto che lui viveva lontano la storia non era definita. Quello che ha fatto è ingiustificabile, non so cosa gli sia scattato nella testa». A maggio erano stati insieme a pranzo da lui - dice - un paio di volte. Invece, Giovanni era tornato da solo a luglio, una volta a cena, per poi sparire. «Era molto legato alla famiglia – prosegue –. Alcuni anni fa mi disse di aver perso un treno per la serie B perché la madre si era ammalata e voleva stare con lei». Anche lui si era ammalato un paio di anni fa, un male - così aveva raccontato agli amici - che gli aveva creato problemi nel camminare. Era andato in depressione, ma poi l’aveva superato e si era ripreso bene. 


Il ricordo 


«Quando tornava andava a correre sul lungomare – racconta Marcello Camerlengo, che vive a Cesano –. Quando ho appreso l’accaduto ci sono rimasto male, non poteva essere, non Giovanni, un ragazzo di un’educazione e un garbo mai visti. Deve essere stato un raptus, non era da lui, mai stato fuori dalle righe. L’ho visto crescere». Molti scherzosamente lo prendevano in giro per il suo essere fissato con il fisico ma a tanti proprio i suoi modi gentili sono rimasti impressi. «Sono senza parole – commenta Max Frezza, titolare di Cavò in via Carducci –, mi allenavo con lui a calcio e veniva nel locale. Parlava solo di calcio e allenamenti, era educato».

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