MONTE SAN VITO - I quattro writer italiani, due marchigiani e due abruzzesi, fermati in India con l’accusa di aver imbrattato due vagoni della metropolitana e di aver violato l’accesso di aree pubbliche interdette, tra pochi giorni dovrebbero tornare liberi, ma non di rientrare in Italia.
Probabilmente dovranno restare in India fino all’inizio del processo, con tempi ancora non certi. Ieri, infatti, dopo quella relativa ai fatti di Mumbai, è stata accolta ad Ahmedabad anche la seconda istanza di libertà su cauzione. Per i fatti di Mumbai era già stata pagata la cauzione pari a 40mila rupie, circa 500 euro, mentre per i reati di Ahmedabad i quattro giovani dovranno pagare altre 60mila rupie, pari a circa 750 euro.
L’attesa
«La somma verrà depositata nelle prossime ore» dice l’avvocato Vito Morena che difende il 29enne Sacha Baldo di Monte San Vito, il 27enne Paolo Capecci di Grottammare e gli abruzzesi Daniele Stranieri e Gianluca Cudini.
«Dal consolato sono stati gentilissimi, ci hanno sempre fornito notizie dettagliate – dicono all’unisono i genitori – e ci hanno assicurato che i nostri figli stavano bene, ma è inutile nasconderlo: abbiamo vissuto giorni pieni di ansia e preoccupazione perché i nostri figli sono già due settimane che sono stati fermati in India. Prima che li fermassero erano felici e ci dicevano al telefono che era un Paese molto bello, ma dopo il fermo non abbiamo più potuto sentirli. Finalmente ora c’è sollievo e attendiamo che siano liberi e poi che tornino presto a casa. Hanno commesso un errore, ma sono comunque bravi ragazzi e non certo delinquenti».
«Era chiaro che il procedimento di Mumbai dove era stata accolta la richiesta di libertà su cauzione per 40mila rupie rappresentava un precedente favorevole – dice l’avvocato Morena – ed eravamo certi che fosse accolta anche la richiesta ad Ahmedabad. Dopo l’inizio del processo potremo chiedere lo spostamento dei quattro giovani e solo allora potranno tornare in Italia».
I tempi
Sacha Baldo, Paolo Capecci, Daniele Stranieri e Gianluca Cudini non sono mai stati accusati di reati gravi ma in India i procedimenti sono diversi dall’Italia. «Ci sono tempi tecnici diversi e i processi sono due, uno per l’episodio di Mumbai ed uno per Ahmedabad. Il vero problema è come noi occidentali ci approcciamo a questi episodi – dice ancora il legale abruzzese che difende i giovani - come fossero puntate di una telenovela: cataloghiamo questi eventi come bravate o ragazzate ma in India non la pensano così. Per loro non è stata una ragazzata e bisogna rispettare le loro procedure. Ora possiamo però essere fiduciosi e guardare al futuro in maniera positiva».
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