Mole di Ancona, il restyling è un bluff a metà. La ditta smobilita il cantiere, spesi a vuoto quasi 4 milioni (e persi 15 mesi)

Mole di Ancona, il restyling è un bluff a metà. La ditta smobilita il cantiere, spesi a vuoto quasi 4 milioni
Mole di Ancona, il restyling è un bluff a metà. La ditta smobilita il cantiere, spesi a vuoto quasi 4 milioni
di Stefano Rispoli
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Mercoledì 15 Marzo 2023, 04:40 - Ultimo aggiornamento: 15:05

ANCONA -  Via le gru, via le impalcature: smobilita il cantiere della Mole, fermo da 15 mesi dopo che l’impresa vincitrice dell’appalto aggiudicato nell’ottobre 2018 - la Emaprice Spa di Bolzano - ha lasciato il restyling a metà. Anzi, meno della metà: per il Comune, avrebbe eseguito solo un 39% dei lavori, saliti da 5,6 milioni a 6.380.797 euro a seguito di 4 varianti approvate in corso d’opera. E così, resta appeso a un filo il restauro delle ultime due ali della Mole (lato terra e lato Porta Pia), finanziato dal Mit con il Piano nazionale delle città, che si sarebbe dovuto concludere in 720 giorni, prima il 24 gennaio 2022 e poi, a seguito di proroghe e sospensioni nel periodo del Covid, il 24 maggio 2022. 

 
La rescissione 


Ma poi è intervenuta la rescissione del contratto - a cui la ditta appaltatrice s’è opposta - con tanto di strascichi giudiziari. «Stiamo restituendo il cantiere al committente», conferma Patrizio Botta, amministratore unico di Emaprice.

Ora il Comune dovrà cercare un’altra impresa che si occupi del completamento della maxi opera. I tempi? Indecifrabili. «Ci vorrà qualche mese - pronostica la sindaca Valeria Mancinelli -, abbiamo aperto un contenzioso per l’inadempienza della ditta che ora sta ritirando maestranze e attrezzature. Non basta prendere il vecchio progetto e correggerlo. Occorre definirne uno nuovo, sulla base dell’attuale prezziario e dello stato di consistenza dei lavori eseguiti, in contraddittorio con la ditta. Sarà un percorso lungo e complicato». 


La nuova gara 


«Il contenzioso aperto non ci impedisce di riaffidare i lavori - chiarisce la sindaca -. Ma serviranno alcuni mesi per definire le opere e organizzare la gara d’appalto». La vicenda è intricata perché sono in piedi due cause civili e una procedura concorsuale: la Emaprice, infatti, a dicembre 2021 ha presentato istanza di concordato in bianco al tribunale fallimentare di Treviso che, il 4 gennaio 2022, ha autorizzato la sospensione dei contratti in essere, incluso quello per la Mole. A causa della pandemia e del rincaro dei prezzi i lavori non sono mai ripresi, nonostante 23 ordini di servizio redatti dal committente, così nel maggio 2022 il Comune ha provveduto alla rescissione del contratto in danno dell’impresa per grave inadempimento: ora chiede circa 5 milioni di euro a titolo di risarcimento per danni d’immagine e per aver effettuato pagamenti per 3.907.010 euro tra anticipazioni (1,8 milioni), incarichi professionali e affidamenti vari.

Lo scioglimento

Tuttavia, il 1° giugno 2022 il tribunale di Treviso ha emesso l’autorizzazione allo scioglimento dei contratti d’appalto, compreso quello per la Mole: il Comune, tramite gli avvocati Gianni Fraticelli e Andrea Galvani, si è opposto «al fine di tutelare gli interessi dell’ente - si legge in un documento della Giunta - così da tentare di far prevalere la risoluzione in danno rispetto allo scioglimento contrattuale chiesto dagli amministratori della ditta». Ora sarà il tribunale di Ancona (prossima udienza maggio) a stabilire se sia preminente la risoluzione del contratto per inadempimento rispetto al concordato: non un sofisma, parliamo di qualche milione di euro di differenza, fermo restando che, nella peggiore delle ipotesi, il Comune percepirà comunque un indennizzo. Il punto è che la stessa Emaprice rivendica 2,5 milioni di euro per presunte inadempienze da parte del Comune. Ma intanto, l’impresa che nel 2020 ha sfiorato un volume d’affari da 70 milioni, vede una luce: il tribunale di Treviso ha accettato la proposta della Amg Spa, società dell’imprenditore veneto Bruno Zago, di rilevare la Emaprice, offrendo 17 milioni per risanare in parte i debiti e salvare 70 posti di lavoro. In ogni caso, non si occuperà più della Mole. 

 

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