Uccisa dal marito dopo 12 denunce inascoltate. Raggiunto l'accordo con lo Stato, i figli saranno risarciti

Marianna Manduca fu uccisa dal marito dopo che 12 sue denunce di violenza rimasero inascoltate
Marianna Manduca fu uccisa dal marito dopo che 12 sue denunce di violenza rimasero inascoltate
di Sabrina Marinelli
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Domenica 7 Marzo 2021, 08:30 - Ultimo aggiornamento: 8 Marzo, 15:51

SENIGALLIA - Il Governo ha rinunciato all’opposizione contro il risarcimento ottenuto dagli orfani di Marianna Manduca che, finalmente, hanno avuto giustizia. E’ stato sottoscritto un accordo transattivo, nel corso di un incontro tenutosi a Roma sul finire del 2020, rimasto finora riservato.

Un lieto fine per una vicenda che aveva indignato l’Italia intera. E’ stato così onorato l’impegno preso davanti agli italiani dall’ex premier Giuseppe Conte. 


L’annuncio
Il 25 novembre scorso, in occasione della giornata contro la violenza sulle donne, aveva annunciato di voler porre rimedio all’errore commesso dallo Stato di fronte alle 12 denunce sporte dalla giovane donna, rimaste inascoltate, e il successivo accanimento verso i tre orfani, che vivono a Senigallia con il cugino Carmelo Calì e la moglie Paola Giulianelli, che nel frattempo li hanno adottati. Il Governo aveva chiesto la restituzione del risarcimento concesso con tanto di interessi. 


Le scuse 
L’ex presidente del Consiglio dei Ministri aveva chiesto scusa, annunciando ciò che ora è avvenuto. «Devo impegnarmi anche in gesti concreti – aveva riferito Conte proseguendo così -: c’è una storia di ordinaria di ingiustizia.

Molti di voi ricorderanno la storia di Marianna Manduca, una donna, una mamma, una moglie, assassinata a soli 32 anni nel 2007 a Palagonia da suo marito. Ha lasciato tre figli, ancora minorenni, che hanno intrapreso un calvario giudiziario per vedere riconosciuti i loro diritti, perché la madre aveva denunciato più volte le violenze ma non è stata creduta o non gli è stata assicurata la protezione che richiedeva allo Stato». Aveva poi aggiunto: «I figli si sono ritrovati nell’incresciosa situazione di dover addirittura restituire una somma, già riconosciuta. Dobbiamo porre fine a questa vicenda giudiziaria, dobbiamo evitare che si completi il quarto grado di giudizio».

Poi l’annuncio: «Dico a Carmelo, Stefano e Salvatore che, certo, non riavranno più la loro mamma ma lo Stato può sottoscrivere un accordo transattivo, che riconoscerà a loro non solo di poter conservare la somma percepita, come danno patrimoniale, ma anche una cospicua somma a tutti e tre, a titolo di danno non patrimoniale. Lo Stato deve avere il coraggio di riconoscere i propri errori e di trarre le conseguenze, assumendosene tutta la responsabilità». Nel 2017, dieci anni dopo la morte di Marianna Manduca, il Tribunale di Messina aveva emesso la prima sentenza, riconoscendo la negligenza della procura di fronte alle reiterate richieste di aiuto, formalizzate dalla giovane donna in ben 12 denunce. Una sentenza storica. La prima nel suo genere in Italia. 


Era stato disposto un risarcimento per gli orfani, subito liquidato dal Governo che aveva poi impugnato la sentenza. Nel 2019 la Corte d’Appello aveva ribaltato la sentenza di primo grado, giustificando la procura che nulla avrebbe potuto fare per impedire la morte di Marianna, stabilendo la restituzione del risarcimento, interessi compresi. Sentenza impugnata da Carmelo Calì, a nome dei tre orfani. La Cassazione aveva poi accolto il ricorso e disposto un nuovo processo. Sarebbe dovuto iniziare lo scorso 9 dicembre a Catanzaro. Nel frattempo è stato sottoscritto l’accordo.

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