La Direzione investigativa antimafia: nelle Marche pendolari criminali con armi da guerra ed esplosivo

L'assalto a un furgone portavalori in un'immagine di archivio
L'assalto a un furgone portavalori in un'immagine di archivio
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Lunedì 20 Gennaio 2020, 04:05 - Ultimo aggiornamento: 15:54
ANCONA - Un territorio che ha ancora un rilevante valore economico; posto al centro del Paese in cui la migrazione della criminalità organizzata dal sud al nord è ampiamente accertata; una infrastruttura come il porto che è il confine con un’area ad elevato rischio come quella balcanica. Sono le criticità principali del sistema sicurezza nelle Marche che, tuttavia, «non ha offerto elementi di riscontro circa il radicamento delle mafie nazionali». Allarme, dunque, ma senza eccessi.

 
La presentazione
È la sintesi della relazione del ministro dell’Interno al Parlamento sui risultati conseguiti dalla Direzione investigativa antimafia nei primi sei mesi di attività del 2019 nelle Marche. A preoccupare non è tanto l’infiltrazione, quindi, quanto la presenza, accertata grazie all’impegno delle forze dell’ordine, di elementi criminali affiliati alle organizzazioni mafiose.

 

Per quanto riguarda il traffico di stupefacenti, inoltre, preoccupano le bande straniere: tunisine e nigeriane, in primo luogo, pakistane e albanesi, in seconda linea. Soggetti vicini a clan di ‘ndrangheta, in particolare ai crotonesi Grande Aracri, hanno operato in provincia di Ancona: sono stati identificati in un’indagine, nata in Veneto, su estorsione e usura. Nel tempo, sono state inoltre rilevate presenze criminali calabresi in varie province. «In particolare - è scritto nella relazione - a San Benedetto del Tronto, di alcuni soggetti riconducibili alla ‘ndrangheta del catanzarese; nella provincia di Macerata, così come nell’area di Fermo, alcune proiezioni riconducibili a cosche del crotonese; nella provincia di Pesaro Urbino, di ulteriori soggetti vicini alle cosche reggine».

Il pendolarismo
Fenomeno non nuovo, ma ugualmente allarmante, quello del pendolarismo criminale di cui sono specializzati i sodalizi pugliesi, soprattutto foggiani. Assalti ai portavalori e rapine ai bancomat la loro specialità «con tecniche operative particolarmente aggressive, ricorrendo, cioè, all’uso di armi da guerra e di esplosivi». 
Altro settore di interesse per le mafie, secondo la relazione letta dal ministero dell’Interno al Parlamento, potrebbe essere quello relativo alla gestione del ciclo dei rifiuti - «allo stato - dice la relazione interessato da fenomeni di criminalità locale» e quello degli appalti pubblici, soprattutto della ricostruzione.
Infine, c’è il capitolo dedicato agli stupefacenti dove non esiste solo il problema delle bande di stranieri che hanno soppiantato gli italiani nello spaccio, ma anche la presenza del porto di Ancona che «rappresenta un potenziale crocevia anche delle merci illecite (come stupefacenti, tabacchi lavorati esteri, merce ricettata1357 e contraffatta) trasportate via mare e destinate ad alimentare anche i mercati illegali locali, soprattutto lungo la fascia costiera marchigiana».

Gli stranieri
Infine, per quanto concerne le mafie straniere, «la gestione delle piazze di spaccio risulta appannaggio, attualmente, soprattutto dei gruppi di origine africana. In particolare, nella zona di Fermo operano soggetti criminali di origine marocchina mentre in provincia di Macerata risultano attivi gruppi di tunisini e nigeriani, ma anche pakistani e albanesi». Un quadro quindi che induce a mantenere sempre alta l’attenzione per evitare che i tentacoli delle piovre possano soffocare la vita sociale ed economica delle Marche.
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