Il traferimento del Salesi
Lotta tra Patronesse e Fondazione

Il Pronto soccorso del Salesi
Il Pronto soccorso del Salesi
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Mercoledì 16 Aprile 2014, 19:45 - Ultimo aggiornamento: 17 Aprile, 06:35
ANCONA - Disposte a tutto pur di non portare il Salesi a Torrette. Le Patronesse dicono no a “un frettoloso e spezzettato trasferimento nel complesso ospedaliero di Torrette". Dall’altra parte invece ci sono le altre associazioni di volontariato che fanno parte della Fondazione Salesi, che dicono sì al trasloco, considerato “urgente e necessario”.



Su tutti il direttore generale degli Ospedali Riuniti Paolo Galassi che taglia corto: “Dipende solo da me. E io dico che il trasferimento va fatto”. E presto, entro la fine dell’anno. Ma stando alle parole di Milena Fiore, presidente delle Patronesse, Galassi dovrà passare sul loro corpo, perché loro non ci stanno a finire nel “calderone di Torrette”.



E sono disposte a tutto, pure a scendere in piazza con “una manifestazione pubblica alla quale con tutto il cuore vi preghiamo di partecipare numerosissimi” e in concomitanza “una raccolta firme per dimostrare a chi di dovere che la nostra voce è la vostra voce”. La data ancora non è stata fissata, ma è probabile subito dopo le feste. E le Patronesse sono pronte a dare battaglia anche dopo, anche quest’estate, perché, dice Fiore, “non sia mai che quando siamo al mare loro fanno i lavori”.



Eppure Galassi punta dritto sulla sua strada: sistemare e organizzare il Salesi nel sesto piano dell’ospedale regionale di Torrette. Come soluzione temporanea e transitoria, sia chiaro. Eppure c’è chi crede che una volta traslocato tutto al sesto piano di Torrette, la soluzione transitoria rischi di diventare ben presto definitiva. Cosa che peraltro succede spesso nel nostro Paese.



Dall’altro lato c’è la Fondazione, con le associazioni Age, Afaid, Associazione Raffaello, Fanpia, Ambalt, Associazione il Baule dei sogni, Associazione Dentro il sorriso, Lifc, Movimento per la vita, Tribunale per la salute, Scuola in Ospedale Ic Novelli –Natalucci, che ribadiscono, anche per bocca del direttore operativo della Fondazione Annarita Settimi Duca “la necessità del trasferimento per poter mantenere la costante attenzione sul bambino e la volontà di continuare a lavorare al fianco della direzione, aiutandola a elevare la qualità assistenziale”.
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