Ancona, al macellaio riattaccata la falange al dito. Riccio: «Così riacquisterà l’uso dell’arto»

Ancona, Al macellaio riattaccata la falange al dito. Riccio: «Così riacquisterà l’uso dell’arto» (foto di repertorio dell'equipe del dottor Riccio)
Ancona, Al macellaio riattaccata la falange al dito. Riccio: «Così riacquisterà l’uso dell’arto» (foto di repertorio dell'equipe del dottor Riccio)
di Lucilla Nicolini
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Sabato 22 Ottobre 2022, 04:45 - Ultimo aggiornamento: 12:42

ANCONA- Intervenire dopo un evento traumatico, come l’amputazione di una falange, è ahimè di routine, per l’équipe del dottor Michele Riccio. Fondatore, segretario e membro del Comitato Scientifico del Centro Studi di Ricerca e Formazione in Chirurgia Rigenerativa, docente di Chirurgia Plastica alla Scuola di Specializzazione dell’Università di Milano e della Scuola di Specializzazione in Ortopedia e Traumatologia della Politecnica, Riccio è direttore della Sod complessa di Chirurgia Ricostruttiva e della mano all’Azienda Ospedaliero-universitaria di Torrette. Riccio rassicura sull’esito dell’intervento sulla mano del cinquantenne, macellaio di Falconara, ricoverato giovedì. «L’intervento di microchirurgia è perfettamente riuscito, grazie all’applicazione della tecnica di Hirasé. Questo gli permetterà di riacquistare l’uso dell’arto e di tornare alla vita consueta e alla sua attività».

L’attività

Ma la vera notizia è un’altra. «Nella nostra Sod, che ha festeggiato alla fine del 2021 i 20 anni di attività - rammenta - stiamo trattando dalle quattro alle cinque urgenze al giorno. Tantissime, già dai mesi del lockdown, quando i traumi erano domiciliari, più che professionali.

Poi, con il ritorno della popolazione alla piena attività lavorativa, e ludica, con la media di incidenti stradali tornata alla tendenza pre-Covid, siamo subissati di lavoro. Purtroppo non abbiamo un numero sufficiente di medici e chirurghi per fronteggiare tutte le emergenze. Cifre notevoli, attorno ai 400 interventi l’anno, ed entro la fine del 2022 supereremo i 500». Ma una cosa, nonostante le difficoltà, lo inorgoglisce. «La Federazione Europea della Società di Chirurgia della Mano ci ha designati come miglior centro italiano, a pari merito con il Centro traumatologico ortopedico di Torino». Molto onore, a fronte di un grosso carico di lavoro. «In base all’accordo raggiunto in Conferenza Stato-Regioni, il 9 febbraio, sul documento programmatico per percorsi della rete di emergenza-urgenza in chirurgia della mano, la Regione ha esperito un sistema di integrazione dei centri ad alta complessità specialistica con quelli a bassa complessità secondo il modello Hub&spoke. Torrette rappresenta un hub, su cui vengono dirottate le casistiche più complesse, mentre gli spoke, centri periferici, tra cui Senigallia, fanno da filtro: trattano casi come la resecazione del tendine estensore, per farle un esempio, e dirottano da noi i più complessi».

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