«Ti amo, non lasciarmi». Ma lei è decisa: «Voglio la separazione». Giulio, 52 anni, la colpisce con un martello, poi scappa e si uccide nel capannone dove lavorava

Giulio con la moglie
Giulio con la moglie
di Talita Frezzi e Stefano Rispoli
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Martedì 21 Giugno 2022, 03:25 - Ultimo aggiornamento: 22 Giugno, 10:20

FILOTTRANO - Non riusciva a fare a meno di lei. «Ti amo troppo», le ripeteva. Era diventata un’ossessione. Non accettava l’idea che la loro love story potesse tramontare. Sembrava volerlo ribadire anche sui social, con quelle foto che lo ritraevano mano nella mano con la moglie. La stessa che ieri mattina all’alba, in un impeto d’ira, ha cercato di uccidere a martellate, dopo aver ricevuto l’ennesimo “no” al suo tentativo di riavvicinamento e una frase che gli ha gelato il sangue: «Voglio la separazione». 


Il raptus
Giulio Nicoara, muratore di 52 anni d’origine moldava ma da tempo residente a Filottrano, in preda a un raptus ha afferrato un martello gommato, di quelli utilizzati al lavoro, e ha colpito la moglie, sua connazionale, di un anno più giovane.

Lei, ferita, è corsa in balcone per gridare aiuto, nella speranza che i vicini la sentissero. Poi è scappata in strada, sul volto una maschera di sangue e lacrime. Erano le 6,30 del mattino. Un automobilista si è fermato, ha chiamato i soccorsi. Sul posto l’eliambulanza, l’automedica di Jesi e la Croce Gialla di Santa Maria Nuova. Mentre la donna veniva portata in volo all’ospedale di Torrette (non è in pericolo di vita) e già erano scattate le ricerche dei carabinieri della Compagnia di Osimo, il marito ha preso l’auto, ha vagato per un po’ senza meta, poi ha raggiunto il capannone della ditta per cui lavora. Si è chiuso dentro, si è legato una corda al collo e ha fatto un salto verso la morte. 


«Forse credeva di aver ucciso la moglie» riflettono gli investigatori. Non conosceremo mai i pensieri di quest’uomo che tutti, a Filottrano, reputavano un lavoratore onesto, un muratore esperto. E a vederli, lui e la moglie, sembravano una coppia felice: un matrimonio di lunga durata, due figlie, una nuova vita in Italia, dopo aver lasciato insieme la Moldavia. Due cuori e un casolare, quello di via Santa Maria, nelle campagne di Filottrano al confine con la provincia di Macerata, che Giulio aveva ristrutturato con le proprie mani, dopo che era stato lasciato in eredità alla moglie da un nonnino di cui lei, badante premurosa, si era presa cura per tanti anni. Da qualche tempo, però, le cose non andavano più bene tra i due coniugi: gli attriti, l’amore svanito, i litigi sempre più frequenti, fino a che lei non ha deciso di dire basta. 


Divisi ma vicini 
Giulio sembrava aver accettato la decisione. In realtà non riusciva a separarsi dalla donna che diceva di amare, e che invece ha quasi ucciso, tant’è che, in vista della separazione ormai ineluttabile, stava ristrutturando un appartamento in cui sarebbe andato a vivere da solo, proprio sotto quello della moglie, nello stesso casolare. Divisi, sì, ma vicinissimi. Ieri mattina il 52enne si è svegliato presto per andare al lavoro dopo una settimana di malattia. «Era depresso, anche se non lo dava a vedere», dicono amici e colleghi. Lo aspettavano in cantiere alle 7. Prima di uscire di casa, la lite con la moglie, le urla, poi le martellate. E quando lei è scappata, grondando sangue dalla testa, lui è piombato nel panico. Ha preso l’auto, ha raggiunto il capannone della ditta e lì si è impiccato. 

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