Lanterna Azzurra, gli indagati
salgono a dieci: oggi il sopralluogo

Lanterna Azzurra, gli indagati salgono a dieci: oggi il sopralluogo
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Venerdì 21 Dicembre 2018, 04:35 - Ultimo aggiornamento: 17:44

ANCONA - Dieci indagati, con due prevedibili new entry - il responsabile della sicurezza e il deejay che smazzava migliaia di prevendite al concerto di Sfera Ebbasta - e tre ipotesi alternative sulla causa che ha scatenato il panico e la calca alla “Lanterna Azzurra” di Corinaldo. Oltre allo spray al peperoncino, non si trascura la possibilità che quel fumo irrespirabile di cui parlano decine di superstiti sia stato causato da un difetto del sistema che genera il “fumo bianco” degli effetti speciali o da un malfunzionamento dell’impianto di ventilazione e climatizzazione. Oppure, altra ipotesi, c’è da valutare se quella nebbia che faceva tossire possa essersi sprigionata per un’avaria in uno dei frigoriferi della discoteca. Nel giorno del conferimento degli incarichi ai consulenti che dovranno studiare già da oggi la discoteca della strage, cercando tracce di sostanze urticanti e verificando se il piano e le uscite di sicurezza fossero a norma, l’inchiesta allunga l’elenco degli possibili responsabili. 

 

Per l’innesco della calca l’indagato resta sempre e solo uno, il senigalliese di 17 anni che avrebbe spruzzato spray al peperoncino e per questo è sott’inchiesta per omicidio preterintenzionale plurimo e lesioni dolose e colpose. Ma il filone delle negligenze nell’organizzazione dello show di Sfera Ebbasta mette in fila ora nove indagati, tutti accusati di concorso in omicidio colposo plurimo e lesioni colpose aggravate, per avere causato, con una serie di negligenze, imprudenze, imperizie e inosservanza di norme, la morte di sei spettatori, cinque dei quali minorenni, e il ferimento di almeno altri 18 ragazzi. Non solo la Procura ipotizza responsabilità dei tre gestori “ufficiali” del locale, i due soci della Magic Srl Carlantonio Capone e Quinto Cecchini e l’amministratore unico Francesco Bartozzi. Non solo avrebbero colpe anche i quattro componenti della famiglia proprietaria della discoteca: Alberto Micci, i suoi nipoti Marco e Letizia Micci, e la loro mamma Mara Paialunga. Adesso finiscono sott’inchiesta anche Marco Cecchini, 30enne di Corinaldo, ritenuto dalla procura co-gestore di fatto dell’evento, e Gianni Ermellini, 40 anni, riminese di Montefiore Conca, responsabile della sicurezza del locale in quella maledetta notte tra il 7 e l’8 dicembre. Per Marco Cecchini, figlio di Quinto, noto nella movida con il soprannome di Dj Marcos, si tratta di un’iscrizione annunciata tra gli indagati. Specie dopo il file audio, acquisito dai carabinieri del Reparto operativo, in cui si sente una voce - attribuita a lui - dire: «...So’ messo abbastanza male perché di solito stampo cinquemila prevendite: ne ho stampate 6mila e me sa che non bastano». E parliamo di uno show in uno stanzone di 20 metri per 40 a cui potevano partecipare al massimo 459 spettatori. 

Oggi alle 10 e 30 la discoteca di Corinaldo, sotto sequestro da quella notte d’inferno, riaprirà i battenti per consentire il sopralluogo dei periti nominati ieri dalle due Procure che indagano, ordinaria e dei minorenni. Si tratta dell’ingegner Costanzo Di Perna, professore ordinario di Fisica Tecnica Ambientale del dipartimento di Energia Industriale e scienze matematiche della Facoltà di Ingegneria all’Università Politecnica delle Marche; e del tenente colonnello dei Carabinieri Marcello Mangione, ingegnere civile in servizio presso il comando generale dell’Arma, direzione lavori Genio. 

Dovranno rispondere a quattro quesiti. I primi tre riguardano accertamenti su quali sostanze potrebbero essersi diffuse nel locale. Si chiede ai consulenti di prelevare eventuali campioni presenti sia nel sistema dei fumi coreografici, sia in quello di ventilazione e climatizzazione e anche nel congelatore a pozzetto del bar mobile piazzato vicino all’uscita numero 2 e negli altri impianti di refrigerazione dei bar al piano terra. 

D’importanza cruciale, nella consulenza, è la rilevazione di eventuali residui di capsaicina, il principio attivo del peperoncino, visto che si sospetta proprio l’utilizzo di uno spray di questa sostanza urticante. I periti dovranno anche verificare la rispondenza dei luoghi rispetto all’autorizzazione per l’attività di pubblico spettacolo rilasciata alla Magic Srl il 20 ottobre 2017 dall’Unione dei Comuni Misa-Nevola. E accertare se, all’interno della Lanterna Azzurra, tutto era in linea, a partire dalle vie d’esodo, con il piano di emergenza e di evacuazione approvato dalla Commissione unificata di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo. La Procura vuole capire in particolare se funzionavano le luci d’emergenza, in che stato era il punto di ancoraggio della balaustra che ha ceduto e com’era la struttura stessa della protezione.

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