Blitz seriali in discoteca per rubare collanine: «Ecco il piano criminale della gang di Corinaldo»

Blitz seriali in discoteca per rubare collanine: «Ecco il piano criminale della gang di Corinaldo»
Blitz seriali in discoteca per rubare collanine: «Ecco il piano criminale della gang di Corinaldo»
di Federica Serfilippi
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Martedì 19 Luglio 2022, 07:05

ANCONA - I sei della banda dello spray formavano una «struttura organizzata», seppur a geometria variabile, basata sul «requisito dell’accordo»: quello di portare avanti un «duraturo programma criminale» finalizzato alla commissione di furti e rapine nelle discoteche di mezza Italia.

Sono gli stralci delle motivazioni della sentenza d’appello che lo scorso 17 marzo ha portato alla condanna bis dei sei ragazzi della Bassa Modenese, accusati di aver contribuito a scatenare, la notte dell’8 dicembre 2018, il caos all’interno della discoteca Lanterna Azzurra dopo aver spruzzato lo spray al peperoncino, utilizzato per facilitare gli scippi di collanine in oro. 


Le accuse

 
Al contrario del primo grado, i giudici di via Carducci hanno riconosciuto l’associazione a delinquere, confermando i reati di omicidio preterintenzionale (sei le vittime), singoli episodi di furti e rapine, lesioni personali (erano rimaste ferite circa 200 persone).

Si è passati, considerando il rito abbreviato, da 68 anni e 7 mesi inflitti il 30 luglio 2020 a 70 anni, 4 mesi e 10 giorni di carcere stabiliti in appello. Stando ai giudici del più recente verdetto, è stata dimostrata «la partecipazione di tutti gli imputati a un’organizzazione criminale ben collaudata». A unire i membri (di età compresa tra i 22 e i 24 anni, tutti in carcere dall’agosto 2019) sarebbe stata la serialità dei delitti e la «consapevolezza di ciascun associato di far parte del sodalizio e di partecipare, con contributo casuale, alla realizzazione di un duraturo programma criminale». Si legge nelle motivazioni che ognuno «rivestiva un ruolo essenziale per il raggiungimento delle finalità comuni, consistenti nel compiere una serie indeterminata di delitti di furti con strappo e rapine, con l’ulteriore fine di trarre, da questa stabile attività illecita, guadagni per il loro “sostentamento”, come fosse una sorta di “lavoro”». I giudici hanno parlato di una «struttura organizzata» dove tra gli imputati si era instaurato uno «stabile rapporto finalizzato alla commissione di azioni predatorie, sia pure a geometria variabile, a seconda dei soggetti disponibili a seconda delle necessità, delle caratteristiche del locale dove operare, e dei rapporti personali del momento fra i membri del gruppo criminale, organizzato sulla base della specializzazione dei singoli soggetti». Elemento non da meno: un ricettatore comune a tutti i sodali (giudicato separatamente, ha patteggiato 4 anni e 2 mesi). Dalle scorribande «traevano profitto tutti i membri dell’associazione che consentiva loro di mantenere un elevato stile di vita» basato essenzialmente sul consumo di droghe e su abbigliamento di lusso. 


L’ultimo componente


Intanto, ieri mattina, si è tenuta l’udienza preliminare per il 23enne bolognese Riccardo Marchi, per la procura l’ultimo componente della gang, a Corinaldo la notte della tragedia. A Marchi, mai arrestato e rimasto sempre indagato a piede libero, vengono contestati gli stessi reati (ad eccezione dell’associazione a delinquere) attribuiti alla banda: omicidio preterintenzionale, lesioni personali, furto e rapina. Tramite l’avvocato Cristiano Pertinenzi ha chiesto di essere giudicato con il rito abbreviato, condizionato all’audizione di due testimoni. Si tratta di due ragazzi, “autisti” la notte della tragedia dei componenti della gang. Marchi ha sempre negato le accuse. «Non c’era a Corinaldo quella sera, la sua presenza lì non emerge nemmeno dai tabulati telefonici». Il gup ha rinviato l’udienza al 17 novembre, riservandosi sulla decisione di ammettere o meno l’abbreviato condizionato.

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