ANCONA - I sei della banda dello spray formavano una «struttura organizzata», seppur a geometria variabile, basata sul «requisito dell’accordo»: quello di portare avanti un «duraturo programma criminale» finalizzato alla commissione di furti e rapine nelle discoteche di mezza Italia.
Sono gli stralci delle motivazioni della sentenza d’appello che lo scorso 17 marzo ha portato alla condanna bis dei sei ragazzi della Bassa Modenese, accusati di aver contribuito a scatenare, la notte dell’8 dicembre 2018, il caos all’interno della discoteca Lanterna Azzurra dopo aver spruzzato lo spray al peperoncino, utilizzato per facilitare gli scippi di collanine in oro.
Le accuse
Al contrario del primo grado, i giudici di via Carducci hanno riconosciuto l’associazione a delinquere, confermando i reati di omicidio preterintenzionale (sei le vittime), singoli episodi di furti e rapine, lesioni personali (erano rimaste ferite circa 200 persone).
L’ultimo componente
Intanto, ieri mattina, si è tenuta l’udienza preliminare per il 23enne bolognese Riccardo Marchi, per la procura l’ultimo componente della gang, a Corinaldo la notte della tragedia. A Marchi, mai arrestato e rimasto sempre indagato a piede libero, vengono contestati gli stessi reati (ad eccezione dell’associazione a delinquere) attribuiti alla banda: omicidio preterintenzionale, lesioni personali, furto e rapina. Tramite l’avvocato Cristiano Pertinenzi ha chiesto di essere giudicato con il rito abbreviato, condizionato all’audizione di due testimoni. Si tratta di due ragazzi, “autisti” la notte della tragedia dei componenti della gang. Marchi ha sempre negato le accuse. «Non c’era a Corinaldo quella sera, la sua presenza lì non emerge nemmeno dai tabulati telefonici». Il gup ha rinviato l’udienza al 17 novembre, riservandosi sulla decisione di ammettere o meno l’abbreviato condizionato.