«John e Kennedy figli della nostra
comunità»: Monsano pagherà i funerali

«John e Kennedy figli della nostra comunità»: Monsano pagherà i funerali
di Talita Frezzi
3 Minuti di Lettura
Venerdì 17 Agosto 2018, 10:30

MONSANO - Giunta straordinaria riunita in modo informale la sera della vigilia di Ferragosto, perché oggi a Monsano regnano il dolore, la condivisione e anche la rabbia per la morte assurda di John Oseghale e Kennedy Isidohemen, i due nigeriani richiedenti asilo di 25 e 20 anni risucchiati dal mare di Torrette lunedì pomeriggio e ritrovati impigliati tra gli scogli martedì. Quella stessa barriera di scogli dove forse i due giovani, ospiti del Comune di Monsano tramite la cooperativa Vivere Verde onlus di Senigallia, hanno battuto la testa tuffandosi pur non sapendo nuotare. Il magistrato ha deciso di non disporre l’autopsia, le cause del decesso sono chiare. Resta da capire se le salme saranno traslate in patria o sepolte qui in Italia.
«Attendiamo le direttive della Prefettura - dice il sindaco di Monsano Roberto Campelli - ci siamo riuniti d’urgenza con la giunta perché non potevamo fare diversamente di fronte a questa grande tragedia che colpisce tutta la nostra comunità. Abbiamo dato piena disponibilità come Amministrazione ad assumere gli oneri della sepoltura di John e Kennedy, per quello che la Prefettura riterrà necessario fare».
  
Il sindaco Campelli ha espresso il suo cordoglio e quello del paese, una piccola comunità di 3368 abitanti che da quattro mesi aveva accolto questi due giovani insieme ad altri 16 richiedenti asilo, addirittura sette in più rispetto agli 11 previsti. «Da noi l’integrazione funziona, abbiamo raggiunto un equilibrio. John e Kennedy erano come dei figli della nostra comunità e anche per questo sono rammaricato - dice ancora il primo cittadino, che oggi a mezzogiorno incontrerà i rappresentanti della Cooperativa Vivere verde - la loro morte è una sconfitta per tutti».
 
Il sindaco riflette su quanto accaduto. «Farsi carico di queste persone dovrebbe anche significare farsi carico di una forma di tutela e di sorveglianza che li metta a riparo dai pericoli, seppur banali, cui potrebbero incorrere nelle nostre zone. Bisogna dire loro di non tuffarsi in mare se non sanno nuotare, avvisarli che le correnti sono forti e che potrebbero sbatterli contro gli scogli, che l’acqua in certi tratti è subito alta e non bisogna rischiare. Bisognava dire loro di fare sempre gli stop agli incroci pure in bici e di guardare sempre prima di attraversare la strada perché qui le macchine ce ne sono tantissime e sfrecciano veloci. Che brutto scherzo gli ha riservato la vita, poveri ragazzi – conclude il sindaco Roberto Campelli - se i familiari, contattati dal Consolato, non avranno possibilità di rimpatriarli, li seppelliremo nel nostro cimitero, questa è anche la loro casa ormai».

© RIPRODUZIONE RISERVATA