Dal Sudafrica al Conero con 76 chili di "droga dei poveri" in valigia. Ecco chi è il 41enne "sirolese" arrestato con la khat

Piante di khat, la droga dei poveri made in Sudafrica
Piante di khat, la droga dei poveri made in Sudafrica
di Federica Serfilippi
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Domenica 4 Aprile 2021, 06:55

ANCONA - Avevano appena ritirato le valigie dai rulli del terminal 3 dell’aeroporto romano di Fiumicino, quando sono stati intercettati dai carabinieri. Al check-point dell’ufficio delle dogane, sono stati fermati e perquisiti. Il sospetto che i due passeggeri sbarcati da un aereo proveniente da Johannesburg, città più popolosa del Sudafrica, trasportassero un carico di droga si è fatto realtà quando sono stati aperti i quattro bagagli che avevano con loro.

All’interno, i militari hanno trovato 76 chili di foglie di khat, sostanza dagli effetti psicotropi molto diffusa nel Corno d’Africa e nella penisola arabica. Non avevano con loro altre valigie: solo quelle contenenti gli stupefacenti. In manette ci sono finiti due uomini originari di Teramo: Alessandro Brandi, 41enne residente da tempo a Sirolo, e Giuliano Nerini, 45enne che vive in Abruzzo, Entrambi, con precedenti per spaccio di stupefacenti, entrambi attualmente senza un’occupazione stabile, sono stati rinchiusi nel carcere di Regina Coeli con l’accusa di traffico internazionale di sostanze stupefacenti.


La convalida del gip
L’arresto è già stato convalidato dal gip che ha anche confermato la misura cautelare inflitta in prima battuta dal pubblico ministero, al momento delle manette fatte scattare dall’Arma.

Procede la procura di Civitavecchia. Ma l’indagine è partita dalla sezione Norm della Compagnia dei carabinieri di Civitanova Marche, guidata dal comandante Massimo Amicucci, sotto il coordinamento del comandante provinciale di Macerata, colonnello Nicola Candido. Sapevano che nella capitale sarebbe arrivato un carico ingente di khat, droga anfetaminica che può essere masticata (questo l’uso principale tra le popolazioni africane o mediorientali) o fumata. La sostanza, stando alle acquisizioni investigative, era infatti destinata alle province di Ancona e Macerata, interessando soprattutto le realtà costiere. E lo smercio sarebbe dovuto avvenire subito dopo l’arrivo dei due corrieri nelle Marche: la khat, infatti, è una droga che va consumata entro cinque giorni dalla raccolta delle foglie, così da poter assorbire appieno le capacità della sostanza e del suo principio attivo. Probabile che uno dei punti di arrivo della sostanza potesse essere l’Hotel House di Porto Recanati, palazzo in buona parte abitato da cittadini africani e asiatici, probabili destinatari della droga. Il valore del sequestro operato dai carabinieri si aggira attorno ai 40mila euro. 


Rotte internazionali
La khat si vende solitamente a mazzetti (un centinaio di grammi), al prezzo ciascuno di 30 euro. Quello eseguito a Fiumicino è uno dei più importanti sequestri di khat avvenuti negli ultimi anni in Italia, il primo relativo a un’indagine partita dalle Marche. Per rendersi conto di quanto ormai la sostanza Catha edulis abbia preso “confidenza” con il nostro paese, basti pensare che un altro carico è stato fermato in settimana all’aeroporto Malpensa di Milano. La droga, 18 chili in tutto, è stata trovata all’interno dei bagagli personali di un viaggiatore africano proveniente dall’Etiopia, uno dei paesi dove la khat viene venduta legalmente.


Il volo di linea
Per quanto riguarda l’operazione compiuta allo scalo Leonardo Da Vinci di Roma, già da tempo gli investigatori del Norm di Civitanova, coordinati dal sottotenente Alfredo Russo, stavano puntando i riflettori su un carico che avrebbe dovuto raggiungere il loro circondario. Si sono così diretti a Fiumicino, spalleggiati dai colleghi dell’Aliquota operativa della compagnia Aeroporti di Roma, attenendo l’arrivo dei corrieri. Stando a quanto ricostruito, Brandi e Nerini avrebbero acquistato la droga a Johannesburg. Da qui sono poi partiti con un aereo della linea Qatar Airways, imbarcando in stiva quattro valigie, due a testa, e nulla di più. Il volo ha fatto scalo a Doha, poi l’arrivo a Roma che ha fatto scattare il blitz antidroga. 
Essendo prevalentemente le foglie di khat destinate a clienti etnici, gli investigatori sono stati colpiti dalla scelta del dominus dell’operazione illecita di optare per due corrieri italiani. Una decisione, probabilmente, dettata dal tentativo di non destare sospetti e cercare di passare inosservati, come due semplici turisti, ai controlli transfrontalieri operati in ogni scalo. Questa volta, però, l’escamotage si è rivelato un fallimento perché la droga non arriverà mai a destinazione. 

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