JesiServizi, stangata-Covid: mascherine pagate 6 euro, maggiori costi a fine anno. Ecco a quanto ammontano

JesiServizi, stangata-Covid: mascherine pagate 6 euro
JesiServizi, stangata-Covid: mascherine pagate 6 euro
di Fabrizio Romagnoli
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Sabato 21 Novembre 2020, 07:05

JESI  - A fine 2020 si stima che ammonteranno a poco più di 204 mila euro i maggiori costi sostenuti dalla partecipata comunale JesiServizi per il ritiro a domicilio dei rifiuti presso cittadini in isolamento domiciliare causa Covid. A riferirlo è l’amministratore Salvatore Pisconti, in audizione in commissione in merito al bilancio della società e agli effetti su questo di maggiori oneri e minori entrate dovuti all’emergenza sanitaria

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«A inizio pandemia, lo scorso marzo, a fronte della carenza sul mercato di dispositivi di protezione individuale, ci siamo trovati a pagare anche 6 euro quelle mascherine che, in epoca pre- Covid, ci costavano fra i 30 e i 40 centesimi- ha esemplificato Pisconti- l’alternativa sarebbe stata interrompere il servizio di raccolta».

Servizio che si è dovuto adeguare a esigenze nuove. Se nella prima ondata è stato l’aumento della spesa per dotare il personale di Dpi quali le mascherine a pesare, nella seconda è un altro fattore che si fa sentire. «Nella seconda parte dell’anno- spiega l’amministratore- la raccolta domiciliare dei rifiuti avviata a inizio pandemia ha visto un incremento esponenziale con la nuova ondata di contagi, a seguito dell’elevato numero di cittadini sottoposti alla misura dell’isolamento domiciliare in via precauzionale o perché contagiati».

Dalle 128 e poi 159 utenze in isolamento di marzo e aprile scorsi, si era scesi a 82 a maggio per poi toccare il minimo, 11, nel mese di luglio. Quindi la risalita a agosto (29) e settembre (78), con il boom a ottobre, ben 216. Nel mese di novembre sono 300 gli utenti contagiati o in quarantena a fruire del servizio a domicilio, con un costo calcolato in circa 45 mila euro. Per dicembre le previsioni confidano di tornare a scendere a 250 soggetti in isolamento. Altro campo delicato, quello delle mense scolastiche: se nella prima ondata, con la chiusura dei plessi, il servizio ha cessato di incassare ma ha comunque dovuto sostenere costi fissi per 59 mila euro, con la riapertura delle aule da settembre si fronteggiano maggiori spese per 90 mila euro, legate al rispetto dei protocolli di sicurezza. 


Ovvero, «punti di somministrazione aggiuntivi, doppio turno, pasti serviti in aula in monoporzioni termo sigillate, sanificazione pre e post dei locali». Dice Pisconti: «L’incremento riconosciuto all’impresa appaltatrice è stato del 18%, mantenendo inalterata la qualità dei pasti preparati con materie prime Bio a chilometro zero. Avremmo potuto recuperare qualcosa su questo fronte, ad esempio rinunciando al vincolo di provenienza marchigiane per le derrate bio, ma non abbiamo voluto».

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