Stangata sulla gelateria: bolletta della luce da 5mila euro. «Stavamo meglio quando c'era il Covid»

Stangata sulla gelateria: bolletta della luce da 5mila euro. «Stavamo meglio quando c'era il Covid»
Stangata sulla gelateria: bolletta della luce da 5mila euro. «Stavamo meglio quando c'era il Covid»
di Talita Frezzi
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Sabato 20 Agosto 2022, 06:10 - Ultimo aggiornamento: 09:08

JESI  - Resilienza e ripresa economica dopo la pandemia non fanno certo rima con una maxi bolletta da 5.193 euro. Tale è la cifra che il maestro cioccolatiere Luigi Loscalzo, titolare della gelateria-cioccolateria “Dolcevita” di viale Don Minzoni, si è trovato a dover pagare entro il 5 settembre per far fronte al consumo di energia elettrica nel solo mese di luglio. 

 
Una stangata che rischia di mettere ko una piccola azienda artigianale che cerca di sopravvivere tra mille difficoltà e che comunque, forte della tradizione familiare e dell’esperienza, sta registrando un incremento delle vendite. «Io sono ottimista di natura – dice Luigi - ma 4mila euro in più di luce rispetto a luglio 2021, che si vanno a sommare alle 3mila di giugno, sono inaccettabili. Lo scorso anno a luglio mi era arrivata una bolletta di 1.139 euro. Adesso siamo arrivati a 5.200. Quanto dovrei farlo pagare il gelato? No, non è proprio possibile. Se aumento il costo del prodotto rischio di andare fuori mercato e non è accettabile che a farne le spese debba essere il cliente». 
E se finora ha sempre pagato in silenzio, accettando la situazione magari con la speranza che le cose potessero migliorare, adesso all’ennesima bolletta alle stelle, ci mette la faccia e alza la voce.

Gli fanno eco tanti colleghi, artigiani anche di altri settori, titolari di piccole e medie imprese: il rincaro dell’energia, così come delle altre utenze, sta facendo tremare l’economia locale.

«Adesso è peggio di quando c’era la pandemia – ammette Loscalzo –. Allora l’attività era chiusa, il personale era in cassa integrazione e si lavorava solo con le consegne a domicilio. Così non si può andare avanti. Bisogna capire se questi aumenti spropositati siano motivati o vi sia alla base una qualche speculazione e poi, insieme alle associazioni di categoria, puntare a costituire un tavolo a Roma per risolvere le cose altrimenti, come me, tante aziende rischiano la chiusura». 

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