Gettato nel fosso e massacrato di botte fuori dalla discoteca: preso il branco, verso il processo

Gettato nel fosso e massacrato di botte: via anche i soldi, adesso in cinque sono a rischio processo
Gettato nel fosso e massacrato di botte: via anche i soldi, adesso in cinque sono a rischio processo
di Federica Serfilippi
3 Minuti di Lettura
Venerdì 12 Maggio 2023, 02:55 - Ultimo aggiornamento: 16:29

JESI  - Era stato massacrato di botte, gettato in un dirupo e rapinato fuori dalla discoteca Noir. Calci e pugni così violenti da fargli quasi perdere i sensi e provocargli fratture multiple, per una prognosi monstre: 139 giorni. Il pestaggio risale a fine ottobre 2019 e aveva coinvolto un chiaravallese di 30 anni. Che ieri mattina, davanti al gup Alberto Pallucchini, si è costituito parte civile nel corso dell’udienza preliminare che ha chiamato in causa i presunti aggressori di quel massacro, quattro ragazzi di età compresa tra i 29 e i 34 anni, di origine marocchina, siriana e cubana ma residenti in Vallesina

 
Le accuse


Devono rispondere di rapina e lesioni aggravate.

L’udienza si è tenuta anche per una ragazza albanese di 35 anni, accusata di favoreggiamento: per la procura aveva sviato il lavoro dei carabinieri, aiutando con le sue dichiarazioni il gruppo degli aggressori. Lei ha scelto la via del patteggiamento. Altri due hanno invece deciso di procedere con il rito abbreviato. Il ragazzo siriano sarebbe attualmente irreperibile. Per la discussione dei riti alternativi il giudice ha rinviato l’udienza al 14 settembre. 


La ricostruzione


Stando a quanto raccolto dai carabinieri, il pestaggio avrebbe fatto seguito a una discussione avuta dal 30enne con un amico degli aggressori, nonché ex fidanzato della ragazza con cui lui era arrivato al Noir. Quel diverbio avrebbe acceso una miccia violentissima. In pratica il chiaravallese era stato vittima di un agguato, avvenuto all’esterno del locale attorno alle 3.30 del 27 ottobre del 2019. Il 30enne era stato aggredito da dietro, qualcuno gli aveva stretto il braccio attorno al collo per tenerlo fermo. Gli altri avrebbero pensato a riempirlo di pugni e calci fino a spingerlo al di là di una siepe che si trovava nel parcheggio. Da qui lo avrebbero gettato in un fosso, facendolo cadere da un’altezza di almeno due metri.

Nel dirupo, stando all’accusa, sarebbe continuata l’aggressione, sfociata anche in rapina perché al 30enne era stato sfilato il portafoglio con all’interno 390 euro e il cellulare. Il pestaggio si era fermato con l’arrivo di un amico del 30enne e degli addetti alla security. Il ragazzo era stato portato in un luogo sicuro, sempre all’esterno della discoteca. 


Il secondo round


Appena salito nell’auto dell’amico, gli aggressori erano tornati alla carica, con una sequela di calci e pugni alla carrozzeria. La vettura era riuscita ad allontanarsi. Il 30enne aveva però deciso di tornare nel parcheggio del locale, per verificare che la sua fidanzata stesse bene. In realtà, la ragazza - stando alla denuncia del 30enne - stava subendo un’aggressione da parte di due persone. Si era messo in mezzo, venendo pestato per la seconda volta. Non solo dagli autori del primo massacro, ma da altri individui. Per difendersi aveva cercato di nascondersi sotto un’auto. Ma era stato tutto inutile. I calci e i pugni gli avevano provocato tre fratture: alla scapola, al naso e al gomito. Quasi privo di sensi era stato condotto all’ospedale. In tribunale è assistito dall’avvocato Sara Scalpelli. Gli indagati sono difesi dai legali Elena Martini, Cristina Bolognini, Alessandro Sorana, Andrea Nocchi, Roberto Regni e Paolo Ludovico. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA