L’ultimo applauso al patron Latini, sciarpe ed ex campioni per l’imprenditore che ha portato il basket jesino in serie A

I funerali di Alfiero Latini a Jesi
I funerali di Alfiero Latini a Jesi
di Fabrizio Romagnoli
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Giovedì 18 Novembre 2021, 09:00

JESI - «Grazie per questo marito, padre, nonno straordinario che ci hai donato. Grazie per questo uomo grande, per le tante capacità umane che gli hai concesso e che lui ha saputo mettere a frutto». In questo messaggio dei familiari, il ritratto personale e imprenditoriale di Alfiero Latini, per l’ultimo saluto, ieri pomeriggio nella chiesa jesina del Divino Amore, al patron Sicc – imprenditore delle cucine e mecenate sportivo dal ciclismo al basket- scomparso lunedì scorso all’età di 80 anni.

Nella foto, esposta alla camera ardente, dove il sindaco di Jesi Fabiano Belcecchi lo omaggiava al PalaTriccoli, consegnandogli la canotta gialloverde della sua Sicc Aurora Basket – numero 1 e nome “Latini” nella festa per la A1 del 2004 – l’immagine del personaggio che per quasi 15 anni ha concentrato l’amore della città intorno alla sua squadra di pallacanestro, trascinata dalla C ai massimi livelli a suon di investimenti, idee, voglia di primeggiare.

L’Aurora, nella chiesa del Divino Amore, c’era coi suoi colori sul feretro: quelli gialloverdi dell’epoca Sicc, nella canotta e nella sciarpa dello storico gruppo di tifosi “Avanguardia”, e gli attuali arancioblù, sempre in un vessillo dei tifosi.

E quegli anni magici di canestri, successi e sconfitte sempre vissuti al massimo dei giri, c’erano pure in diversi volti del passato più o meno recente della società. Federico Tardioli e Antonio Gallucci, con Marco Liera i presidenti dell’era Sicc.

Dirigenti e colleghi sponsor di allora. L’allenatore della promozione in A1, Gigio Gresta, e Michele Maggioli, per oltre dieci anni giocatore e bandiera che a Jesi arrivò proprio in epoca Sicc per poi fermarsi a lungo (era ancora dirigente fino a poche settimane fa). L’Alfiero Latini più privato e intimo, l’ha ricordato dall’altare il parroco don Paolo Ravasi, che ha celebrato la cerimonia insieme a don Giuseppe Quagliani: «Rammento un incontro nel suo ufficio, insieme anche a Paolo Pirani. Parlammo per due ore.

E poi il suo impegno nel 2000 per celebrare i 75 anni della costruzione della chiesa di San Giuseppe. E infine, a Sant’Antonio Abate, i suoi 50 anni di nozze con Rita: una cerimonia semplice in cui si sentiva la Grazia di Dio». Sul sagrato, l’applauso al “patron” che non si tirava indietro mai e l’abbraccio alla moglie Rita, ai figli Gianluca e Francesca, alla nuora Rossana, al genero Stefano, ai nipoti e alla sorella Maria Lorena, prima del viaggio verso il cimitero di Jesi.

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