Jesi, sottraggono 70mila euro al disabile:
condannati la badante e il compagno

Jesi, sottraggono 70mila euro al disabile: condannati la badante e il compagno
di Federica Serfilippi
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Mercoledì 3 Luglio 2019, 07:19 - Ultimo aggiornamento: 10:44
JESI - Avrebbe approfittato dello stato di infermità dell’uomo che doveva assistere giorno e notte, mettendo mano a suoi conti corrente e manipolando la situazione finanziaria. Un raggiro, secondo la procura, architettato dalla badante dell’uomo con la complicità del suo compagno. Nel giro di quattro anni alla vittima – uno jesino morto nel 2018 – sarebbero stati sottratti poco meno di 70 mila euro, secondo le accuse soldi finiti nelle tasche della coppia. 
Dopo la denuncia sporta dai familiari dello jesino (deceduto all’età di 62 anni), badante e compagno sono finiti a giudizio con l’accusa di circonvenzione di incapace. Pochi giorni fa, dopo un lungo dibattimento, sono stati condannati ciascuno a scontare due anni e tre mesi di reclusione. Lei è una romena di 55 anni residente a Jesi, il compagno un commercialista maceratese 52enne.
 
I fatti risalgono in un periodo compreso tra il 2008 e il 2012, quando la vittima aveva deciso di prendere in casa una badante che potesse vivere insieme a lui e occuparsi dei suoi bisogni primari. Lo jesino era affetto da disabilità riconosciuta per patologie croniche da cui era affetto e da una condizione psichica che non gli avrebbe permesso di decidere con piena autonomia sulle sue scelte. In questo status, secondo le accuse mosse dalla procura, si sarebbe mossa la coppia condannata, avvantaggiata dalla professione da commercialista esercitata dal 52enne, all’epoca attivo anche nel campo della consulenza finanziaria. Nel capo d’accusa, compaiono finanziamenti chiesti dalla vittima e veicolati nel conto corrente della badante, il rilascio di fideiussioni sottoscritte con almeno due banche diverse, prelievo di soldi in favore della romena. 
E ancora, stando a quanto contestato, lo jesino aveva anche formalizzato la richiesta di erogazione di un acconto di tfr alla ditta per cui lavorava. Tale richiesta, secondo la procura, sarebbe avvenuta sotto le costanti pressioni del commercialista maceratese che nel giugno 2013 era riuscito ad ottenere circa 8mila euro, anticipo del trattamento di fine rapporto. 
Inoltre, la procura contestava anche un episodio dove il maceratese aveva accompagnato lo jesino in una banca per aprire un conto corrente e, successivamente, per richiedere un mutuo finalizzato all’acquisto di un immobile. L’operazione era poi saltata. L’inchiesta per fare luce sui sospetti movimenti bancari portati avanti dalla vittima era partita dopo la denuncia sporta ai carabinieri dai familiari, rappresentati dall’avvocato Rino Bartera. La coppia, che ha sempre respinto le accuse, è stata difesa nel procedimento dal legale Andrea Nocchi. La vittima è deceduta durante lo svolgimento del processo, presieduto dal giudice Maria Elena Cola.
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