JESI - «Chiederemo se è possibile almeno un collaudo provvisorio delle opere stradali, così da consentirci di tornare a raggiungere la strada principale per la via più breve. E accorciare così i tempi del nostro isolamento». I prigionieri del cantiere Amazon alla Coppetella porteranno la loro situazione in Comune il prossimo 24 aprile, quando è stato fissato un incontro con l’assessore a Lavori pubblici e Urbanistica Valeria Melappioni.
Con l’avvio dei lavori nelle aree adiacenti all’Interporto per la realizzazione del mega hub logistico del colosso dell’e-commerce, sono state circa 25 le famiglie residenti a ridosso del cantiere, nella campagna di via Coppetella, che si sono ritrovate da un giorno all’altro, il 23 marzo scorso, ingabbiate.
L’ostacolo
La strada più diretta che, per un chilometro scarso di percorrenza, garantiva l’accesso alla viabilità principale della provinciale Clementina, e da lì a tutte le direzioni, è rientrata per intero dentro l’area di cantiere e divenuta inaccessibile.
L’alternativa
Inizialmente era stata ventilata la possibilità di realizzare un passaggio temporaneo di accesso allo svincolo della vicina superstrada SS76, che si vede correre a poca distanza dalle case. Ma pare che sia mancato il via libera dell’Anas all’idea. E così, negato anche un passaggio pedonale, neppure la più vicina fermata degli autobus sulla Clementina e la chiesa della Coppetella possono essere agevolmente raggiunte. «Da quanto scorgiamo al di là della recinzione del cantiere – spiegano gli interessati – attualmente si sta lavorando a quella che sarà la viabilità accessoria allo stabilimento Amazon, che materialmente sorgerà più lontano dalle nostre abitazioni in direzione Jesi e Interporto. La speranza che abbiamo è che almeno possa essere possibile un collaudo provvisorio delle opere che ci consenta di utilizzare la nuova viabilità anche a lavori per il resto già in corso».
Per ora l’isolamento andrà avanti almeno fino a tutto il prossimo mese di giugno. E c’è pure un altro aspetto sul quale i residenti dell’area richiamano l’attenzione. «Da quanto abbiamo visto dei lavori, vorremmo essere rassicurati sul fatto che l’assetto del fosso dove abitualmente convoglia l’acqua piovana non comporti, a cantiere concluso, un qualche problema ulteriore in una zona dove già più volte in passato ci siamo trovati a dover fare fronte ad allagamenti».
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